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Tania Di Malta, La poesia civile del Realismo Terminale, fra accatastamento e sciame digitale

La trasparenza e i dispositivi hanno cambiato gli uomini e il loro modo di pensare. Alla comunicazione in presenza, alla capacità di analisi e alla visione del futuro si sono sostituiti interlocutori fantasmatici immersi in un presente continuo e sempre visualizzabile attraverso uno schermo. Il soggetto capace di annullarsi in una folla che marcia per un’azione comune, ha ceduto il passo a uno sciame digitale di individui anonimi ed isolati, che si muovono disordinati ed imprevedibili come insetti.

Byung- Chul Han


All’interno dei grandi flussi che viaggiano in rete, dove la competizione è un’arena senza mura, la sfida più importante è fare la differenza. Ma se nel passato dettavano legge quelli più supportati da strutture di sostegno così care al capitalismo(anche le voci dissidenti come ricordava Chomsky), capace di elevare ai ranghi di divinità chi rispondeva ai canoni funzionali alle leggi di mercato, oggi invece, è arduo capire nell’ambito dei nuovi media e delle nuove tecnologie chi lascerà traccia di se. Il profondo senso di sterilità culturale e politica a cui assistiamo si addiziona ai vertiginosi cambiamenti che spingono dal basso, alla velocità della luce. Ma che società è la nostra e come siamo arrivati fin qui? Mi viene in mente la nefasta affermazione di Margaret Thatcher sul capitalismo: non c’è alternativa al sistema in cui viviamo; in quelle parole si evidenzia quello che in verità era stato spiegato molto bene parecchio tempo prima da Marx ed Engels: “Il Capitale ha spento le più celesti estasi del fervore religioso, dell’entusiasmo cavalleresco, del sentimentalismo filisteo, nelle fredde acque del calcolo egoistico. Ha trasformato la dignità personale in valore di scambio, e al posto delle tante e inalienabili libertà conquistate a caro prezzo ha stabilito un’unica, spregiudicata libertà: quella del commercio. In una parola, allo sfruttamento camuffato da ragioni politiche e religiose ha sostituito lo sfruttamento più scoperto, spudorato, diretto e brutale”.

Partendo da questo e volendo dare un percorso consequenziale a queste affermazioni, potremmo quasi disegnare dei segmenti su una linea retta partendo dal monito marxista, confermato in seguito dalle funeree affermazioni della Thatcher e a quel punto inserire degli altri autori, in verità quasi profeti, visti gli attuali scenari. Gilles Deleuze e Felix Guattari nel mirabile Anti Edipo riconoscono il grande inganno: “non crediamo più nel mito dell’esistenza fatta di frammenti che come pezzi di una statua antica, si limitano ad attendere l’arrivo dell’ultimo pezzo, di modo che possano tutti essere incollati e creare un’unità esattamente uguale a quella originaria. Non crediamo più in una totalità primordiale un tempo esistente, o una totalità ultima che ci attende in qualche data futura”. Per poi arrivare alla modernità liquida di Zygmunt Bauman e al suo monito quasi dantesco con “ abbandonate ogni speranza di totalità, futura come passata, voi che entrate nel mondo della modernità liquida”. Quando Bauman elaborò il concetto di società liquida parlò di crisi del concetto di comunità, dove l’individualismo più sfrenato portava a vedere tutti come antagonisti di cui diffidare. Un soggettivismo, una frammentazione, che minava in maniera drammatica ogni reale prospettiva di modernità. Dove le uniche soluzioni per l’individuo diventavano l’apparire a tutti i costi e il consumismo. Un consumismo non mirato come fino al secolo scorso al possesso, ma ad un eterno ricambio dove tutto diventa velocemente obsoleto, dove l’unica certezza è l’incertezza.

Nelle fragilità che si sovrappongono, si accatastano e si annullano, in questo flusso inarrestabile come acqua sporca e pulita che scorre in modalità idrauliche nel virtuale, la carta della credibilità dovrà necessariamente essere plastificata, perché non si stingano i punti di riferimento. Ma quali sono questi punti di riferimento che non cadano nella parola vuota o peggio nella retorica? Come si può nello scenario descritto fare in modo che la parola poetica, l’arte non facciano da paravento per coprire il nulla, in uno scenario dove il naufragar di leopardiane memorie non ha più l’infinito come interlocutore, ma più verosimilmente la maniglia dello sciacquone di un water. La frattura schizofrenica fra l’ossessivo “siamo tutti connessi” che animano molte iniziative culturali e la drammaticità della realtà, ci racconta che non è affatto così. Oscillando fra tragedia e comicità, il mondo è questo; e sono queste le riflessioni, i dubbi che mi accompagnano nel portare avanti ogni nuovo progetto. Ed è sempre per questo che la poesia civile realista terminale e l’impegno civile in ogni forma di arte, mi appaiono le uniche alternative sensate.

Credo profondamente che all’interno della similitudine rovesciata creata da Guido Oldani ( la natura sempre più simile agli oggetti) ci siano tutti i presupposti e gli attrezzi per districarsi ad occhi aperti, senza perdere la bussola nel vortice di quello che Byung- Chul Han chiama sciame digitale. Ma c’è un elemento in più in riferimento all’accatastamento, tema cardine del Realismo Terminale: la poesia civile per essere tale, non si può basare sulla semplice informazione accessibile con un click al computer, ma si basa sulla verità. Byung Chul Han in Nello sciame dice: l’informazione è cumulativa ed additiva, mentre la verità è esclusiva e selettiva; diversamente dall’informazione, la verità non si ammucchia. Infatti non si incontra spesso; non esiste una massa di verità, mentre esiste una massa di informazioni. Dunque, è facile intuire perché la poesia civile sia stata messa ai margini in una società che non può permettersi la verità. Nell’accatastamento convulso caotico e facile alla manipolazione, la poesia civile costringe alla ormai disusa capacità di riflessione e alla ricerca della verità dei fatti dentro una centrifuga. In questo contesto, una poetica che si basa su una figura retorica che dice che siamo sempre più simili agli oggetti, e aggiungiamo , da loro intercambiabili, appare come un’ingiunzione del tribunale attaccata alla porta di casa.


già pubblicato in oceano news




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