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Carla Malerba su "Misteri d’amore" di Franca Canapini






La nuova raccolta poetica di Franca Canapini dal titolo Misteri d’amore -Poema ispirato al Simposio di Platone- è una affascinante escursione nel mondo antico con la volontà di indagare e narrare l’amore, forza che muove il mondo e quanto è ad esso collegato, a partire dalla meraviglia della sua manifestazione che collega il divino all’umano.  

Già il titolo, dal sentore iniziatico, pare invitare ad un percorso di scoperta: l’autrice correda i brani lirici con sintetiche, ma efficaci didascalie che evidenziano la valenza, la forza e il potere che Eros esercita sulla natura e sui viventi.

Fin dai primi versi la voce dell’autrice sembra voler dichiarare il proprio iniziale coinvolgimento che assomma stupore, pathos, comprensione, appagamento: elementi necessari per esaltare i contenuti del Simposio e dare risalto alla tensione verso la bellezza, una bellezza investita dalla luce che tutto trascende in una sorta di fusione tra natura ed esseri viventi protesi al compiersi del mistero d’amore a cui sono destinati.


                                             

                                        QUANTA LUCE

                        Cavalco culmini di luce in aurore primordiali

                              Quanta luce-tutta-questa- luce!

         

                              Sbuca dalla profondità dei boschi

                              il Nume famelico e cencioso

                                  sbuca e si erge sulle messi

                             roteando lame rosse di geranio […]


 

  A questo esordio seguono le lodi a Eros e il canto sulla nascita del dio a sancire l’origine di un tempo nuovo attraverso le parole di Gea, celebrazione del suo venire al mondo in un tripudio di immagini che si fanno canto alla vita e “divina possessione”:


                       

                                        Tu, di mistero, Tu di luce

                                         Tu, sconosciuto e raro

                                            emerso come me

                                        dalla voragine del Caos

                                     

                                                Sarai figlio

                                            del mio grembo

                              -fecondo oscuro operoso grembo-

                                           e il padre cielo

                                       che m’illumina e mi scalda

                                               e mio fratello

                                      l’ombra, che mi accompagna [...]

 


Si affacciano le tappe della ricerca esistenziale: la conoscenza, attraverso il viaggio dell’individuo verso la ricerca della verità; il dialogo che rappresenta la forma più idonea per giungere ai preziosi doni ricevuti: il bene, la ragione, i miti, l’amore, l’eros, la memoria. Nelle pagine del Simposio l’autrice ha scorto la forza dell’Amore nella contemplazione e nel desiderio della bellezza che ne è il motore. Eros “datore di ali” spinge ad amare l’oggetto del suo sentire sia per la bellezza del corpo sia per quella dell’anima. Esempio ne è la descrizione de “La divina possessione” esaltata dall’altalenare del ritmo e dalla efficacia del linguaggio:


 

                                 Ti cerco, ti scorgo, ti acchiappo

                                 mi sfuggi su sentieri di roccia

                                riappari un secondo ammiccante

                                  da dietro il granito sul mare

                                 : irridi, sorridi, scompari

                                Nel blu scintillante due falchi!

                                         Riprendo, ti cerco

                                svoltando il costone, indietreggio

                                 ti aspetto appostato, trattengo

                                       il respiro al tuo passo    [ …]



Il viaggio di Franca Canapini prosegue arditamente con una alternanza di impressioni che suggellano nella parola poetica l’inclinazione al bello e lo collocano nelle immagini di una natura d’alberi e colori verso cui la sua poesia è sempre protesa.  


                                                                

C’è

nello scintillio del mare

nel suo scrosciare sordo

nei bambini rondine

in volo sulla sabbia

 

È

nell’aria in movimento

delle foreste nel respiro

 

Si sprigiona aperto al sole

da ogni calice di fiore

 

Brilla nel lillà

cola dal maggio ciondolo

 

Si radica alla terra

Risale le montagne, fino ai ghiacci

Fluttua 

eterno nell’infinito spazio […]

                                

 

A conclusione delle letture e riflessioni sui Misteri d’amore di Franca Canapini, non si può fare a meno di ribadire quanto sia pregnante la poetica dell’autrice: la sua è un’idea di mondo che si proietta nel qui e nel dopo con una visione che è canto che s’imprime nella natura umana dalla nascita alla fine, un eterno ritorno alla ciclicità dell’esistenza. Nella sua poesia si scorge un’immagine di uomo che si affida alla forza generatrice di un amore concordato tra la specie e la natura, tra l’esaltazione del suo rigoglio- “Bellezza è ovunque e ti ferisce il cuore” – e il desiderio di una perenne felicità.

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