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Emma Pretti, Lenore Kandel: una riscoperta, una proposta

Un libro di prosa che parla di poesia - o meglio, anche di poesia. Più sorprendente ancora è il fatto che si tratta della biografia di una poetessa.

Impresa ardua scrivere la biografia di un poeta dal momento che la sua vita esteriore risulta nella maggior parte dei casi quasi del tutto priva di eventi significativi. Come la descrive W. Szymborska «… È la vita di uno che sta seduto alla scrivania o disteso su un divano a pensare e comporre» e quindi c’è ben poco da dire, ma la personalità della poetessa Lenore Kandel, presentata da Dianella Bardelli nel suo ultimo libro “ Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore”, offre diversi spunti che non si possono ignorare.

L’interesse intorno alla figura di L. Kandel è ampiamente giustificato per tutta una serie di motivazioni: poeticamente la sua produzione, gà presente dagli anni ’60, completa il quadro dei protagonisti della beat-generation, inserendo finalmente una personalità femminile di rilievo in un movimento che viene immancabilmente identificato con autori maschili quali Ginsberg, Corso, Kerouac, Ferlinghetti, W. Burroughs ecc… nel contempo la sua personalità e i temi da lei trattati la inseriscono all’interno di una triade femminile di poetesse quali Anne Sexton e Silvia Plath, che in maniera del tutto diversa e ognuna a suo modo originale, cercano di liberare la personalità e la sessualità femminile incatenate all’interno di un mondo borghese, moralista e restrittivo. Nella Sexton in particolare ( e a ruota anche in S. Plath ) il percorso di liberazione del corpo si frammenta e contorce nell’esprimere una sensualità angosciata e inquieta. Sensi di colpa ancestrali, echi di vagheggiati incesti affiorano, e la sessualità tende a liberarsi ma con ossessione, esprimendo una tensione esistenziale di perenne conflitto tra vita e morte.

Leonor Kandel al contrario compone un vero e proprio inno all’atto sessuale come celebrazione di vita e comunione tra corpo e spirito nella dimensione umana dell’amore, dove l’individuo si riconosce nell’altro senza riserve e fa dell’amore un’esperienza e una dimensione di innalzamento, nel più puro spirito hippy, di cui fu una delle figure di spicco. È stata una persona libera e anticonformista anche rispetto allo stersso mondo beat-hippy e underground , movimenti a cui aderirà nel corso della sua vita. A distanza di anni le sue composizioni continuano a mantenere un’alta temperatura sensuale e sessuale – non erotica, poiché non hanno niente a che vedere con l’erotismo, un aspetto sessuale che richiede un insieme di sovrastrutture culturali e mentali – La Kandel celebra piuttosto una sessualità panica e sfrenata, primigenia, un’esplosione di istinti che emanano calore, colore e vita. Una pura espressione di vita che è amore.

Avvenente e carismatica, stravagante e spregiudicata negli atteggiamenti e nelle scelte, anche amorose, si delinea non come uno spirito tormentato che vaga con intenti autodistruttivi, dissipando i propri giorni in afflizione e abusi di alcol e droghe, al contrario piuttosto un’entusiasta della vita che brinda sventolando un calice da bere tutto d’un fiato, fino alle amarezze finali. Anche per lei infatti il destino riserva un epilogo difficile e doloroso che la porterà a immergersi completamente nella poesia.

Per Lenore Kandel potremmo immaginare una vita amorosa e sessuale sbrigliata e promiscua, al contrario niente sarebbe più sbagliato. Fonte ininterrotta di ispirazione è stato infatti senza dubbio il suo amore per Bill, uomo affascinante e di natura irriducibile; in definitiva un amore monogamo, condito di romanticismo aperto al sesso e alla sensualità con atteggiamento diretto e schietto. Con un paragone un po’ azzardato si potrebbe paragonare Lenore Kandel a una moderna Vittoria Colonna – ovviamente con le dovute differenze di nazionalità, ceto e preparazione culturale – irrimediabilmente innamorata, che fa di questo amore il fulcro della sua vita e della sua produzione artistica; una moderna Vittoria Colonna animata da ideali umanitari, stravaganze e un deciso anticonformismo.

Le composizioni non presentano difficoltà alla lettura, quasi si compiacciono della loro struttura limpida e chiara. Ferma convinzione della Kandel infatti era che il lettore potesse incontrare la sua poesia in modo diretto, senza dover essere tenuto per mano o sostenuto nella comprensione da una guida che indicasse e illustrasse complessi passaggi, metafore o significazioni recondite. Nel corso degli anni probabilmente proprio questa linearità alla fine ha penalizzato la sua produzione, riducendone la portata agli occhi dei critici.

Il carattere trasgressivo delle sue composizioni col tempo si sarà forse un po’ attenuato, ma certamente inalterata si presenta la sua natura fortemente sensuale e la sincera aspirazione a diffondere la fede in un amore che si innalzi oltre il genere e le razze, oltre tutte le differenze individuali e sociali.

Le sue vicende biografiche e l’attività artistica rimarranno legate tra loro a doppia mandata sino alla scomparsa nel 2009 – così come il suo nome resta indissolubilmente legato al suo primo libro di successo The Love Book, una breve silloge di sole otto poesie, e alla singolare vicenda giudiziaria di cui fu oggetto; attraverso il tentativo di impedirne la diffusione, il potere costituito cercò di allontanare le nuove generazioni dal fiorire dell’ideologia di un amore che si liberava finalmente dalle soffocanti chiusure borghesi e religiose Ed è qui che entra a pieno titolo l’ultima opera di Dianella Bardelli, la biografia appunto di Lenore Kandel, dalla definizione accattivante e spiazzante “ Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore” per le edizioni Compagnia Editoriale Alberti., dove l’autrice narra e chiarisce i punti ancora oscuri o comunque poco conosciuti.

La biografia sotto forma di romanzo della Bardelli si snoda a ritroso attraverso l’intercalare di due voci: da una parte i brani del diario di L. Kandel, subito seguiti dalla voce della narratrice. In questo modo viene a delinearsi sia la dimensione intima e privata della poetessa ( la cui vicenda non può esserer slegata dalla sua attività poetica) – che la visione più ampia di una temperie storica assolutamente unica, imbevuta di idealismo, che per un tempo brevissimo ( una frazione di tempo ) cercò di smantellare l’etica del profitto, dell’egoismo borghese, delle chiusure razziali, atteggiamenti bellici e logiche imperialistiche. Attraverso un linguaggio asciutto, l’alternanza delle voci personale-impersonale, l’uso di una forma espressiva essenziale, quasi cronachistica – che fa da contraltare alle vicende della Kandel sempre accese di passione – Dianella Bardelli conduce una narrazione dallo spirito documentaristico, esclude toni celebrativi e adesioni emotive fuori luogo, permettendo una vera e propria immersione in quel contesto di esistenze on the road, nel più puro stile easy rider, che ha segnato un momento culturale e storico senza precedenti, senz’altro interessante da rivisitare soprattutto da parte di quelle generazioni che per motivi anagrafici sono arrivate a conoscerne soltanto gli aspetti folkloristici legati alla musica e all’abbigliamento, o degenerativi come la diffusione e l’uso di ogni tipo di stupefacenti, di comuni dove la vita collettiva si trasformava in setta, di vite stroncate dalla droga e da un’ideologia vacua aperta sopra l’abisso.

Tuttavia con un rapido montaggio di stampo quasi televisivo, che si basa sull’alternaza di campi e controcampi, incisive aperture sul privato seguite da svelti passaggi a una visione storiografica e sociale più estesa, la Bardelli immerge il lettore in quel momento irripetibile di letture poetiche, sit-in, proteste, marce, collettivi e prese di coscienza, ma anche organizzazioni che nascevano estemporanee (alcune animate dalla stessa L. Kandel) pronte a portare sostegno materiale e psicologico nei quartieri più arretrati. In questo ribollente contesto sociale l’attivismo della Kandel rispecchiava e rendeva concreta la sua più intima fede, dove non esisteva guerra tra i sessi o di genere, ostilità razziali, belligeranza tra nazioni, ma solo amore incondizionato da esprimere in ogni forma possibile.


Resta doveroso segnalare che diverse tra le poesie di Lenore Kandel che si trovano online sono tradotte dalla stessa Dianella Bardelli, autrice della sua autobiografia di cui qui di seguito presento alcuni stralci dove la poetessa si presenta a suo agio, con naturale e tipico entusiasmo, mentre partecipa a una lettura collettiva di poesie, tra le braccia di Bill, l’amore-perno della sua esistenza e della sua scrittura, così come tra i motori rombanti e scatenati degli Hell’s Angels, gruppo di riders a cui Bill apparteneva.



Dall’antologia «Collected poems of Lenore Kandel» (North Atlantic Books 2012) traduzione di Dianella Bardelli


L’amore è un’arte degli angeli e noi siamo umani, tu e io fallibili siamo, e fragili e quindi più che perfetti noi ci prendiamo tali rischi che attraversano il vuoto! la perfezione è un paradiso statico ma noi siamo umani, tu ed io, e quindi sogniamo e lanciamo i nostri sogni oltre il margine finito per sfiorare passando la certezza di una tintinnante beatitudine che fa risuonare i nostri sogni obbligandoci a essere quell’arte che gli angeli si sforzano di emulare



Dal Diario di Lenore 11 Gennaio del 1966 e alcuni giorni seguenti


Oggi ho incontrato un uomo molto bello Penso che verrà a vivere con me. Così almeno mi ha detto. Non vedo l’ora. E’ stato un colpo di fulmine per tutti e due. Lui è venuto a una lettura poetica alla cooperativa di scrittori che frequento con un suo amico. Quando sono entrati nella stanza hanno trovato una dozzina tra ragazzi e ragazze seduti per terra; formavamo un cerchio in mezzo al quale su un grande foglio bianco e tondo c’ erano una ventina di candele accese; 3 illuminavano quasi tutta la stanza che era in quel momento nel più completo silenzio. Stavamo tutti meditando. Più tardi Bill mi ha detto che lui e il suo amico si sono pentiti subito di essere venuti lì quella sera; non era quello l’ambiente che cercavano; quando avevano deciso di andare a dare un’occhiata a questo nuovo gruppo di poeti che si era creato da poco, avevano creduto di trovarsi di fronte al solito caos che c’era dappertutto in Hightsbury, spinelli, musica, gente che faceva l’amore e in mezzo a tutto questo poeti che si alzavano e alla maniera di Allen Ginsberg cominciavano a declamare a gran voce le loro poesie. Invece si trovarono in mezzo a una seduta di meditazione. Loro due si sono messi ad aspettare che quelle persone la smettessero di tenere gli occhi chiusi, accendessero la luce e facessero con loro un po’ di baldoria. Avevano anche sete e si sarebbero fatti volentieri una bella birra gelata. La nostra meditazione è durata una bella oretta a cui in fondo hanno partecipato a modo loro anche Bill e Ken. “Siete venuti a leggere le vostre poesie o ad ascoltare le nostre?”, ho chiesto a Bill. “ Noi non sappiamo scrivere poesie, ma ascolteremo volentieri le vostre, rispose Bill. “Va bene”,gli ho detto “unitevi a noi nel cerchio”.



Lenore e la poesia del corpo


Le poesie di Lenore contenute nel suo libro “The Love book ” nacquero dalla sua esperienza diretta. Lei aveva, come disse in un’intervista del 1968, una spiccata natura sensuale; era una sua caratteristica, di cui lei era pienamente consapevole e che considerava una sua peculiarità graziosa, un qualcosa che andava enfatizzato attraverso l’uso spirituale e ritualizzato dell’atto sessuale. Anche Bill, aveva, da un punto di vista opposto e maschile, questa caratteristica. Lenore accanto a questa forte propensione al sesso, viveva anche un’intensa vita spirituale. Fatta di meditazione, di letture, di preghiere. Come molti nel mondo degli artisti underground degli anni ’60, come Allen Ginsberg ad esempio, il sentiero spirituale di Lenore era eterodosso. Non andò cioè a far parte di un gruppo buddista o induista, come ce n’erano a San Francisco. Molti si erano invece convertiti ad una scuola specifica, con i suoi riti, parole e maestri. Avevano abbracciato un sentiero che li rassicurava, che faceva ritrovare loro un’identità, dopo che avevano rinunciato alla religione della loro infanzia, insieme a tutte le altre convenzioni familiari e sociale dell’America di quegli anni. La poesia di Lenore, sia quella erotica e psicologica che quella legata a temi sociali, è fortemente impregnata di spiritualità; quello che lei trovò nel suo cammino fu che l’essere umano non deve allontanarsi dalla sua animalità e nello stesso tempo non deve allontanarsi dalla sua natura spirituale. Lenore sperimentava continuamente in se stessa la presenza dell’animale e del divino sia nella sua vita quotidiana che nella sua poesia ed era convinta che “ogni animale contiene il suo dio, tutti gli dei sono sogni, tutti i sogni sono liberi”.



(Dalla biografia di Lenore Kandel, Come sono eccitanti gli uomini che ci spezzano il cuore, di Dianella Bardelli, Compagnia Editoriale Alberti, 2022)



Emma Pretti nata nel 1957 risiede in provincia di Vercelli. Collabora con riviste italiane e straniere con poesie, traduzioni, recensioni e racconti. Suoi testi poetici sono apparsi nell’antologia “Giovani poeti nati dopo il ’50 “, diretta da Edoardo Sanguineti e curata da Adriano Spatola.

Il suo primo libro di poesia, Assurde presenze perfette, è del 1995 (Giardini editore). In seguito ha pubblicato Battaglie nane e la raccolta di poemi Viaggio da Ovest a Est (Istituti Poligrafici Internaz.- Pisa). Nel 2002 Economia del bosco (Caramanica Editore), A Caccia in paradiso edizioni Joker 2005 – e la raccolta di liriche I giorni chiamati nemici edita dalla Società editrice Fiorentina ( SEF) nel febbraio 2010, che apre la collana “ Ungarettiana” diretta dai Prof. Paolo Valesio e Alessandro Polcri - La raccolta è alla sua 2° edizione.

Di seguito la pubblicazione Un guaio che non è stato preso in esame, Società Editrice Fiorentina (SEF), del febbraio 2014, è stata finalista al Premio Carver 2014.

Del 2017 è la raccolta Modalità Silenziosa, Genesi Editrice, classificatasi tra i cinque finalisti al Premio Internazionale di Poesia Gradiva – New York

Suoi racconti sono apparsi sulle riviste YPR e Le colline di Pavese.

Nel 2010 ha vinto il concorso indetto da Puntoacapo Editrice “ LaVita In Prosa “ con il racconto Il rebus dei tacchini bianchi.

È presente su samgha.wordpress.com con l’articolo Confidiamo in Discovery Channel, il poemetto Seneca nell’ora più quieta e altri racconti.

Sue recensioni sono apparse su Italian Poetry Review, Gradiva e sul web Atelier e Poliscritture.

È appena stata pubblicata la sua ultina raccolta La segreta isola di sale per Puntoacapo editrice

Cura il blog emmapretti.wordpress.com




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