Michele Nigro su "Misteri d'amore" di Franca Canapini
Nota a "Misteri d'amore" di Franca Canapini
Interessante e originale è il lavoro di re-interpretazione/riconversione che Franca Canapini ci propone nel suo "Misteri d'amore" (puntoacapo editrice), poema ispirato al Simposio di Platone: l'autrice toscana, poetessa e critica letteraria, "richiama in servizio" i personaggi del noto dialogo ultra-bimillenario per accompagnare il lettore in un breve viaggio poetico contemporaneo ma con al centro, ancora una volta, il protagonista di sempre: l'Eros (nello scritto di Platone il riferimento è alla divinità), ovvero l'amore non inteso esclusivamente nella sua funzione di creatore di passioni carnali. In un'epoca "pornografica" come quella in cui viviamo - dove per pornografia non vuole intendersi solo l'esposizione multi e transmediale di esplicite fantasie sessuali, bensì la facilità con cui l'oggetto del desiderio, qualunque esso sia, può essere raggiunto, visionato e consumato - parlare di eros a qualcuno potrà sembrare un'operazione anacronistica e romantica, quando non apertamente inutile.
Canapini, coadiuvata da Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone, Socrate e Alcibiade, ci invita a un viaggio ormai quasi del tutto estraneo agli stanziali del desiderio: come sarebbe un mondo governato dagli amanti?; l'Eros rende coraggiosi e virtuosi anche i più pavidi come se fossero "divinamente posseduti" ("... basta con questo sguardo paziente / mi pervade una buona energia..."; "... tento l’assalto alla mitica fortezza / Saltello tra le mine e rido..."; "... Mai ammainerò la vela / dentro la bufera..."; "... Non mi vedrai accucciato, perso..."); quanti tipi di Eros esistono?: uno bello e positivo, l'altro volgare (che "opera alla cieca"), che punta alla parte facilmente spendibile dell'amore e alla conquista delle persone di scarso valore (un generalizzato "calo del desiderio" sarebbe causato proprio dalla mancata valorizzazione della persona nel suo insieme e dall'esaltazione delle forme per un loro uso e consumo finalizzato all'atto sessuale: "... non possiede la misura / : è energia oscura..."). L'armonia tra queste due tendenze è nella temperanza, perché come c'insegna la buona pratica medica, la malattia nasce dalla prevalenza di un elemento su tutti gli altri: solo nell'equilibrio c'è vera salute; una temperanza che l'essere umano può imparare dalla natura, dai suoi cicli... Fine ultimo della tensione erotica è raggiungere l'interezza, trovare l'altra metà di noi: al di là di ogni banale riferimento a una ipotetica "dolce metà" di stampo matrimoniale, qui la ricerca di completezza è di un tipo superiore, è un ricongiungersi con la propria natura primordiale, ancestrale, pura ("... Io che ti persi / nelle crepe di un tempo / lontanissimo / ti porto dentro / come una malinconia..."). Molti fallimenti sentimentali nascono dalla fretta nel voler unire parti inconciliabili (nella speranza di miracolose evoluzioni comportamentali!) e che non hanno innanzitutto ritrovato la propria metà, prim'ancora che l'altra metà coniugale ("... ri - congiungersi / sarebbe pienezza / sarebbe armonia..."). È l'Eros che ci apre alla bellezza tutt'intorno, che ci educa alla gioia che ne deriva; nonostante - come ammette lo stesso Socrate - neanche il più saggio riesca a descrivere Eros: solo l'esperienza diretta, "sul campo" (nelle vesti di una donna che ha vissuto?), può fornirci un'idea di cosa sia l'erotismo, quello vero; di cosa sia il bello assoluto ("... BELLEZZA è ovunque e ti ferisce il cuore..."). Desiderio, quindi eros, è voler partecipare a tale bellezza (che è anche ricerca della sapienza, ovvero filosofia; da non confondere con la bellezza effimera dei corpi); è desiderio di possedere il bene in eterno. Ma l'essere umano sa di essere mortale, finito, limitato nel tempo ("Non posso dirti cosa sarà di te di me"): unico modo per gabbare il dio Eros, e illudersi di tenerlo con noi per l'eternità, è la procreazione, ovvero creare altri esseri simili a noi che siano in grado di continuare a desiderare al posto nostro, quando saremo polvere ("... Non ero io quella nicchia felice / così languida e calma, così eterna / nel verde tepore dell’unione."). Tutti, anche gli uomini, desiderano "partorire": non solo in riferimento alla prole; il poeta che concepisce parole per lui belle, alla fine desidera partorirle al mondo, per il mondo: si dona al mondo perché avendo conosciuto il bello attraverso la parola, non può più rimanere isolato, prigioniero, in silenzio. Svuotato dalla propria acqua, ridiventa steppa in attesa di nuove acque da portare in sé e donare all'umanità.
Ma la parte più interessante del lavoro della Canapini è quella riguardante l'Eros creatore di poeti e di poetica: alla base della poiesis vi è Eros, ancora una volta qui tirato in ballo non per essere equivocato ma evocato: non basta desiderare di essere poeta per verseggiare. Non c'è Logos all'origine del poetare ma Eros ovvero desiderio di descrivere, seppure sia indescrivibile, la parte di noi assente, lontana, persa nel tempo, indicibile e invisibile ("... Troppo umani noi / cerchiamo per te una forma / ma non hai forma...").
... Ma al di sopra dei cieli
correva la Parola
spazio profondo
segnato di stelle
vago
di stessi pensieri
tra la veglia e il sonno
magnifica
in un nessun dove
medesima
di stranianti fiori
[...]
C’è in noi l’albero archetipo
seminato dall’angelo
nella bocca del primo uomo
germogliato dalla sua morte
Su questo legno
nudo della parola
rose di sangue
ci perpetuiamo...
Una volta conosciuto il Bello, non si torna più indietro.
[...] Vedessi il mio cielo ora
così aperto, cosparso di diamanti
Queste stelle lo sanno
che le guardo coi tuoi occhi
Sono – i tuoi occhi
e le tue mani e il cuore
Come acqua dolce
hai invaso la mia essenza...
[...]
T’intercetta la Via Lattea ti trapassa
Ora ci sei dentro, ora ne fai parte
Ebbrezza nell’ebbrezza a fronte cava
Terra e cielo, galassia ed elemento
partecipi del fluido movimento
e vedi
quello che sai di non sapere
lo scopri
nella parola del mito
nel suo cuore profondo
la verità_______________ in un oscuro geroglifico [...]
L'Eros è l'Energia che tutto muove, ecco perché non può coincidere con la concupiscenza: è passione libera per uomini liberi; è conoscenza della bellezza che vuole possedere ma per amore e non per un predominio destinato comunque a finire. Un'attrazione che va ben oltre la carne e l'orgasmo.
Grazie per l'ospitalità! Michele...