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Per Pierluigi Aristei


È recentemente mancato il poeta romano Pierluigi Aristei, che aveva recentemente pubblicato con puntoacapo la bella e ponderosa raccolta Passami il verso. Ci piace ricordarlo rimandando alla Presentazione online della raccolta (https://www.youtube.com/watch?v=HGnJGRfHM80) e con una scelta di testi tratti dal volume.


Stella di Wolf-Rayet. Credit: NASA, ESA, CSA, STScI, Webb ERO Production Team.




Nel risvolto di copertina scrivevo:

 

Già autore di romanzi e racconti, e quindi incline alla narrazione, all’ordinata razionalizzazione della realtà lungo l’asse temporale, Aristei esordisce in poesia con Passami il verso, in cui è evidente lo scarto di strategico e tattico.

Se le scelte stilistiche sono centrate su un minimo scarto rispetto al parlato e variano dalla compressione ideativa alla narrazione sintetica, tematicamente il poeta compie un’operazione di aggiramento della realtà, ne delinea i contorni, l’incidenza emotiva, a evidenziarne insomma la profondità, che viene esaltata dall’uso della prima persona, un Io poetante spesso diaristico ma mai debordante, nemmeno nelle incursioni liriche, che costituiscono l’asse portante quanto a temi e spunti. Aristei, anzi, ricorre spesso alla tangenza aforistica, alla brevitas del lampo intuitivo che esplode in una chiusa gnomica: “Come un bambino che presto piange, / come un bambino che presto ride. / È così attenta la vita al principio. / Poi col tempo, distratta, se ne fa una ragione (p. 64). (Mauro Ferrari)

 

 

 

*

 

Una cosa

gli stretti,

queste vie

per poco,

altra cosa le strade,

quelle chiamate

viali.

 

 

 

 

*

 

Quella pagina è chiusa,

disse una pagina

a un’altra.

Erano all’aria, fuori,

in un libro

aperto.

 

 

 

 

Di solito

in luglio

avevi il viso

in luce.

Vi abbinavi

il bianco.

Tu lo portavi.

 

 

*

 

Intrecciati miei istanti.

Districatevi in pianti,

se volete,

potete!

Io rivoglio i miei lacci,

le mie corde, le cime.

Voglio intrecciare le trame,

voglio tessere lodi,

voglio aggrapparmi

al mio stesso tirante coi nodi.

Scioglietevi adesso,

ve ne prego,

piangete!

Ma lasciatemi filo

per cucire le attese.

 

 

 

*

 

Raccoglieva momenti

come fossero fiori.

Ne faceva mazzetti,

come fossero tanti.

Li portava con sé

come li avesse presi.

Li teneva per sé,

come se avesse dato.

 

 

 

*

 

 

Ho voglia di versi

che mi vengano incontro

che mi portino altrove

che non dicano altro.

Ho il cuore che piange

e non lo voglio sentire.

Ho il cuore che chiede

e lo voglio capire.

 

 

 

*

 

Raccolsi subito

i miei pezzi di cuore.

Dovunque sparsi,

ma comunque vicini.

Lo feci prima

che passasse il tempo.

Col tempo,

lui,

lui si prende tutto.

 

 

 


 

Pierluigi Aristei (Roma 1971-2024), dopo gli studi (Laurea in Scienze Politiche e Master in Business Administration) ha lavorato come consulente e formatore nel settore della pianificazione e della gestione dei progetti aziendali.

Esordisce come autore nel 2009, con La casa che saranno, Prospettiva Editrice. Nel 2013 pubblica il suo secondo romanzo, Chiari di Vento, edito da Arduino Sacco Editore. Due anni più tardi, nel 2015, esce la sua prima raccolta di racconti: Due righe di blu all’orizzonte, per la Giovane Holden Edizioni. Nel 2018, con l’Associazione Culturale “Libereria”, vede le stampe Istantanee istanti, una sorta di diario emozionale, dove racconti alternate a poesie scattano un tratto di vita in un tratto di tempo. Nel 2022 esce il suo terzo romanzo, Bambole rare, Pathos Edizioni.

 

 

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