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Mauro Ferrari, Sul fare letteratura oggi. Una nota

Come è cambiato il fare letteratura in questi ultimi anni, e in particolare il meccanismo di pubblicizzazione e promozione? Se ci concentriamo sulle presentazioni, vediamo meglio i grandi cambiamenti avvenuti di recente, che la pandemia ha solo accelerato.

Che un libro vada presentato più volte e in diverse sedi è un dato di fatto apparentemente immutabile: fino a pochi anni fa, quando i mulini erano bianchi, alle presentazioni di un buon libro (di qualunque genere) interveniva il “bel mondo letterario”: era importante partecipare per essere aggiornati, tenere contatti e insomma essere parte del rito. Per un autore era un’occasione di incontro e confronto imperdibile, con la possibilità concreta di avanzare nella gerarchia letteraria, perché si era alla presenza di chi avrebbe deciso il destino critico e commerciale del libro e il proprio – il che era anche essenziale per l’editore: una buona presentazione con relatori qualificati era il miglior viatico per il successo di ogni libro. Che poi molti autori si aspettassero un parterre ancora migliore (poeti e critici importanti, sindaco e assessori, giornalisti, ambasciatori, vescovi e generali) è un altro paio di maniche...


Il cambiamento è in atto, piaccia o non piaccia, già dai primi anni duemila: qualunque editore appena decente ha da tempo almeno un sito che è una vetrina della propria attività, più social e blog collegati con cui può intrattenere un dialogo continuo con autori e pubblico; ha inoltre la possibilità di dare visibilità al proprio lavoro tramite gli altri spazi su internet, anche se per questo aspetto è decisivo vagliare la qualità; soprattutto, è in grado di organizzare un numero di eventi online che in presenza sarebbero ingestibili (pensiamo al tempo per gli spostamenti e ai costi), a costo zero e senza muoversi; gli eventi degli ultimi due anni hanno costretto tutti a operare online perché spesso era l’unica soluzione, ma anche ora che si riaprono finalmente spiragli il metodo misto pare funzionare e non essere sostituibile: gli eventi online saranno sempre più importanti e preponderanti, anche perché la propensione del (residuo?) “pubblico della letteratura” pare essere quella di snobbare sempre più le classiche presentazioni dal vivo..


Ed ecco il punto, che non è per nulla una provocatorio: ha ancora una presentazione davanti a tre persone, o anche trenta se va bene, magari amici più o meno liberamente cooptati, quando un evento di qualità ben organizzato via social ha centinaia di partecipanti in diretta e migliaia in differita, da tutta Italia? Una presentazione ha ormai senso solo se è ben organizzata in un contesto adeguato e in cui l’autore è già ben noto (o famoso, certo): le non troppe biblioteche ben gestite, associazioni, gruppi di lettura; e questo presuppone una passione e una competenza che pochi hanno per trasformarla in un evento, meglio ancora se include più autori in dialogo tra loro.

Altra cosa sono gli incontri di altro tipo come tavole rotonde, convegni e letture, perché possono avere senso e utilità anche alla presenza dei soli addetti ai lavori, ma “il pubblico della letteratura” non si è soltanto ridotto (in barba a tanti proclami entusiastici), ma è cambiato, e la crescente delusione così evidente in tutte le componenti del mondo letterario di fronte alla carenza di “pubblico” ne è la prova più solida, che ci spinge a valutare con attenzione come assecondare questa evoluzione forse inevitabile.



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