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Costruire su macerie: Elio Grasso

  • almanacco
  • 15 minuti fa
  • Tempo di lettura: 3 min


Sappiamo che la Poesia è per definizione indefinibile, cioè non distinguibile per temi o stili. Tuttavia, la pratica quotidiana, che è sempre un confronto diretto con il Canone (concetto sfuggente e controverso ma inevitabile in qualunque discorso critico), è giocata sulla tensione tra l’esigenza di riconoscibilità di un testo come Poesia e l’indispensabile ricerca personale, cioè la necessità di trovare la propria voce all’interno di questo territorio difficilmente mappabile.


 

Quale è, secondo te, il punto di equilibrio fra queste diverse esigenze, che possiamo forse definire Tradizione e Innovazione?


Non bisogna cercare l’equilibrio, se mai trovare il mancato accomodamento e le parole per descrivere un non troppo rispettoso presente.

 

Quale è, nella tua esperienza, il senso e la specificità del fare poesia oggi?


Avrebbe senso un distanziamento dall’ego millantante e allenare la scrittura a proteggersi dalle depressioni. E non addomesticare la scrittura alla corte di cure ipnotiche.

 

In quale modo pensi che il tuo lavoro si inserisca in questo ambito, alla luce delle tue più recenti pubblicazioni?


Sempre più la Storia, sempre meno la cronaca.

 

Puoi presentare un testo che ti pare rappresentativo della tua poetica e spiegare brevemente perché?4


Non posso presentare, tanto meno spiegare.

 

 

 

 

*

 

 

Cosa nasce dopo di noi, le api

sorvoleranno il filo del confine

portando in memoria

occasionali fedeltà alle cime degli alberi

e la consueta rovina delle generazioni.

Chi nasce dopo di noi sognerà l’oltremare

e forse le malattie spariranno,

mani straniere per antichissime rovine.

 

 

***

 

Le api viaggiano, ma viaggeranno? Sbagliamo, in mezzo alle onde e alle particelle, come non sapessimo che coscienza e intelligenza si scontrano deflagrando.

 

 

Novecento varca

 

 

Primavera imminente, e sangue –

ancora ignorano se al di qua

frontiera non ha d’esser frontiera

ma alterna sorte di mattoni.

Tornando all’ieri ancor vale

quel tuo passaggio solitario

d’oriente veneziano.

 

 

Intelletti vasti, e ostili

 

 

E poi continua il rombo

su chi avanza di traverso

sgombrando quel che non è

fraterno ma tormento,

arriva con ingegno secolare

oppure rauco e niente a cui rivolgersi

tranne la nube buia –

strappa la condensa ai corpi,

in un soffio via.

 

(Da Orienti 1)

 

 

*

 

 

E insiste minaccioso

il pungolo degl’interi poteri

in questo tempo mai pensato

da parole scambiate nel secolo.

La terra indurisce al passaggio

dei mostri, la nostra sorte

è dissodare la salute nel soffio

delle albe che verranno di tutti.

 

 

 

*

 

 

La bufera che trabocca sulle spalle

fin giù sfarinando le parole –

il senso salino del fogliame

alle pendici marine e vastità sabbiose

tutto qui si trapianta, e poi resiste

tenendo distante il vestibolo del buio.

 

 

(Da Orienti 3)

 

Testi tratti da Da Orienti 1-2-3 (puntoacapo 2025)

 



La lirica di Elio Grasso sin dall’esotico titolo Orienti possiede una simile malia, una forza «dissestante», capace di «dirigere il sogno invece di subirlo» (così diceva Albert Béguin di Aurélia). Cos’altro pensare, infatti, di simili apparizioni? «Tu, sola, e non più straniera / dei superstiti sfavillerai su luoghi / di sangue più che sogno e più che sale / sulla fortuna bella dell’onda». Dove conduce il canto? [. . .]

Orienti, nella sua sorprendente densità, è forse un lungo agone tra la bufera del Novecento (quella di ogni epoca), il «vestibolo del buio» e la luce recata dall’alterità. Persino nelle remote regioni «dov’è presto polvere» e i termini in questione rimangono «indistinti». (Dalla Postfazione a Orienti 1-2-3 di Alberto Fraccacreta)

 

 

 



Elio Grasso è nato a Genova, dove vive. Tra i suoi libri di poesia: Teoria del volo (Campanotto 1981), Avvicinamenti (Ripostes 1983), L’alleanza della neve (Laghi di Plitvice 1996), La soglia a te nota (Book Editore 1997), L’acqua del tempo (Caramanica 2001), Tre capitoli di fedeltà (Campanotto 2004), E giorno si ostina (puntoacapo 2012), Varco di respiro (Campanotto 2014), Lo sperpero degli astri (Macabor 2018), Novecento ai confini (Campanotto 2021), L’angelo delle distanze (nuova edizione, puntoacapo 2021), A placarsi occorrono anni (con Marco Ferri, Cervo Volante 2021), Orienti (puntoacapo 2022), Orienti I, II, III (puntoacapo 2024) e ultimo Verifica del secolo (Campanotto 2025).

Del 2015 è il romanzo Il cibo dei venti (Effigie).

Traduzioni: E. Carnevali, Ai poeti e altre poesie (Via del Vento 2012). T.S. Eliot, Four Quartets (Raffaelli 2017), W. Shakespeare, 60 Sonetti (Raffaelli, in preparazione).

Scritti sulla poesia: Anni di poesia. Recensioni e interventi 1985-2019 (puntoacapo 2020).

Per molti anni ha lavorato nelle redazioni delle riviste Anterem, Tracce, Steve, Arca, Capoverso, attualmente è redattore di Pulp Magazine e collaboratore di puntoacapo Editrice.

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