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Lucio Zaniboni - inediti

  • almanacco
  • 12 minuti fa
  • Tempo di lettura: 8 min


Keope


 

Khufu era assorto nei pensieri,

nonostantee Ra con raggi infuocati,

soffocasse l'aria.

I ventagli  mossi dagli schiavi a lato,

poco influivano a agevolare il fiato.

Il faraone pensava alle sue anime

e a come, dopo la morte preservarle

dall'erosione  del vento e dall'usura 

del tempo. 

La sepoltura non poteva essere sicura

nel tempio, 

era necessario un monumento

che vincesse ogni fattore avverso.

Non mura sacerdotali allora,

ma una costruzione nuova 

in grado di preservativi il percorso 

verso quel mondo, oltre le stelle

quel mondo, oltre le stelle, 

in cui dimorano  gli dei immortali.

Una piramide dunque e in quel giorno 

di rapide visioni, vide il suo sepolcro,

enorme, possente, volto verso il cielo.

Riunì la corte e quasi in testamento 

decretò che sorgente il suo monumento.

Iniziarono i lavori sulla piana di Giza;

trascinando grossi blocchi di calcare

e di granito, estratti dalla cava.

Fatica Immane far scivolare i massi

bagnando massi e sabbia!

Migliaia di lavoratori come formiche

a tessere la tela del sovrano, 

sovrapponendo masso a masso,

incuneando prodigiosamente il piano.

Tante le vittime sotto quei blocchi

e il sacrificio valeva l'immortalità sovrana.

Khufu si rallegrava vedendo salire, 

a mano a mano, il suo sepolcro.

Nessuno avrebbe potuto vantare come lui la meraviglia delle meraviglie,

tale da resistere alle ingiurie del tempo,

conservando i segreti dell'interno.

Ancora oggi qualcosa di nascosto 

resiste nei blocchi dell'enorme colosso.


 


Il Colosso di Rodi


 

Un alito è la vita e tutto scorre

al passar de tempo, trasformando intorno.

Ne fa fede il Colosso di Rodi,

faro a guidare al porto.

Stupiva la sua imponenza, a gambe larghe

a far passar le vele per l'attacco.

Molto è leggenda, non la sua possanza,

col ferro interno a sostenere la massa

alta del corpo, in bronzo nella parte esterna

La violenza di una scossa la spezzò 

e cadde come in battaglia un guerriero

cadeva sotto lo scudo, perché maggiore

era del rivale la potenza.

Dicono che l'artefice fu Carete, alcuni

propongono altri nomi, è  certo

che tempo dopo la sua caduta, fu venduto

come si vendono vecchi ferri, 

a un mercante e fu portato via a pezzi.

Tanti, tanti cammelli in lunga fila,

a portare via la gloria 

diluita in misere ferraglie.

Così se ne vanno le glorie umane,

quando al trionfo succede la sventura.

Eppure il Colosso aveva sfidato il vento

e le tempeste ed era la meraviglia

delle meraviglie del mondo antico.

Tutto tramonta, come tramonta il sole

e la forza degli uomini e delle cose

è aumentata molto dalla parvenza

e a aiutare il gioco, interviene la leggenda

Tutto si spegne, come gli ardori

delle fiamme e dei nostri umori.

Si infrangono le cose e i nostri sogni.

 

 

  

Cassandra e il cavallo di Troia

 


Triste è dire il vero e non essere creduti,

infinite volte è accaduto e succede,

lasciando amaro in gola.

Cassandra, profeta, aveva affermato 

che il cavallo, lasciato dagli Achei

davanti alle mura, era inganno,

era una congiura e sarebbe stata sciagura 

trascinarlo della città oltre le mura.

Non ebbe ascolto e a nulla valse 

che alla lancia scagliata da Laocoonte,

il sacerdote preveggente,

dal cavallo provenisse un suono vacuo.

Anche gli dei erano a favore degli Achei.

Sorti dal mare,.all'improvviso due serpenti

avvinghiarono Laocoonte e i due suoi figli

dando prova che fosse un sacrificio

offerto loro.

Intanto le navi greche erano disposte,

nascoste da un promontorio. 

Stolti, i troiani caddero nel tranello

e il cavallo, quasi in trionfo fu portato

in Troia.

A notte fonda, quando fu tutto tranquillo,

i greci nascosti nel ventre del cavallo,

uscirono allo scoperto, aprirono le porte,

dando adito all'esercito di espugnare,

senza trovar resistenza, la città di Troia

che per dieci anni bene si era difesa.

L'inganno nella vita è molto spesso

all'angolo, come esca che cela l'amo

e si presenta come offerta.

Si deve essere accorti e distinguere i doni

che vengono porti e da chi sono porti.

Timeo Danaos et  dona ferentes, la morale.

Tenerla presente tante volte non fa male.

 


 

San Francesco



Aveva avuto la chance dell'agiatezza 

e di questa godeva con gli amici.

Appassionato alla sua Assisi,

partecipò alla guerra contro Perugia,

ancora una volta  guelfi contro i ghibellini.

I ghibellini ebbero la peggio

e cadde prigioniero.

Debilitato, tornò a casa, ma mutato

era il suo spirito.

Non più goliardiche brigate e allegre bevute

albergava in lui la voglia di star solo,

di pensare al presente e al dopo,

alla vanità  delle feste e del giuoco.

A poco a poco un animo tutto nuovo.

Castità e povertà in loro luogo.

Grande la sua figura di uomo e santo,

ma va aggiunto il vanto che fu poeta

e il suo Cantico delle creatre 

spicca come opera prima nella letteratura 

"Laudato si', mi' Signore, cum tucte

le tue creature."

Un empito effonde il suo respiro,

abbraccia l'universo affratellando.

Uomo, santo e poeta, patro

no d'italia e dei poeti, ai giorni nostri 

di lucro e usa e getta,

splende come diamante  ai raggi del sole la e la sua luce porta luce al cuore.

  


 

Dante Alighieri   

 


Nel mezzo del cammino di nostra vita...

Inizia così l'opera di Dante,

il maggior poeta al mondo. 

Ci apre la visione di quel mondo

che toglie all'uomo la luce della vita.

L'idea dell'Averno già era nata,

là dove scorre l'Acheronte,

lì Caronte, vecchio nocchiero,

traghettava le anime alla riva della pace.

Anche Virgilio nell'Eneide con la Sibilla

a Cuma indicava il luogo per la discesa 

agli Inferi.

Pure Ovidio nel mito di Orfeo

che con la lira aveva ottenuto di provare

a riportare alla vita la sposa Eurudice,

defunta per un morso di serpente.

La Divina Commedia non è un mito,

non una parentesi nel percorso di Enea.

Dante ha visione planetaria, 

la strada della coscienza.

Come nel Dolcè Stil Novo rinnova

la concezione dell'amor gentile,

dando alla donna angelica la scala

che porta a Dio, togliendo dissidio

ai due amori, Virgilio l'accompagna

a scoprire le pene dell'inferno,

causa delle colpe dell'uomo,

le minori del Purgatorio, 

poi Beatrice, l'amore eterno;

lo guida in Paradiso, 

dove San Bernardo lo conduce

nell'Empireo.

L'opera è la Summa del Sapere

del Trecento e insieme un monumento 

eretto alla giustizia e alla fede. 

Non ha età il verso, moderno oggi

come allora, la terza rima scorre

e dà prova di acqua che sgorga

da sorgente, limpida e incisiva

a dare vigore al senso.

 

  

 

Lorenzo il Magnifico

 


"Quant'è bella giovinezza

che si fugge tuttavia..."

canta Lorenzo de' Medici

ne Il Trionfo di Bacco e Arianna 

esprimendo la gioia dell'età più bella,

passeggera e sfuggente

come una farfalla.

Nel tessuto del volgare usato

sottintesi sono Dante e Boccaccio

da riprendere e usar sapientemente.

Gioia, passione e carpe diem

vibrano continuando la canzone.

Il poeta si esalta alla visione.

Non è monocorde il suo lavoro

altre frecce ha nell'arco

in sacre rappresentazioni,

nella caccia col.falcone

o nella parodia dell'amore.

Firenze con lui sboccia

come un fiore e nuova linfa

acquista e diffonde.

Nasce il Rinascimento:

la vita attiva prende il sopravvento,

fioriscono me arti e tutto si rinnova.

 

 

 

Giotto


 

"Credette Cimabue ne la pittura,

tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

sì che la fama di colui è scura."

Ecco i versi di Dante nella Commedia,

sapendo che gloria è  transitoria.

Forse aveva visto  le opere di entrambi 

o si basava su quanto riferito.

Con Giotto ha principio l'arte moderna,

Assisi e la Cappella degli Scrovegni

ne sono la conferma.

Famoso l'episodio de l'otto di Giotto.

Oggi, imbrogliato dai poli dovrebbe 

ritrarre una  mela, meglio ancora una pera,

più proprio il picciolo, concetto spaziale 

ma ancora è già troppo.

Ritrarre il vuoto sarebbe un lavoro,

un capolavoro, specchio di ciò che rimane 

dell'uomo.

A parte i miei versi un po' irriverenti,

è vero che il giudizio spesso decade,

ma Giotto era grande e la fama rimane.

 



Leopardi


 

Non facile accostarsi a Leopardi,

oltre la siepe incontri l'infinito,

il colle non è  alto ma la voce

è canto corale universale.

Cosmica la visione del dolore

a unire uomini e cose in un abbraccio,

l'attimo di illusione una pacata sera.

Il domani foriero di tristezza e noia.

Colloquia il Romanticismo con la luna,

ma la Ragione abbatte la speranza.

Si affacciano e s'intrecciano le correnti

che han animato l'Ottocento.

L'amore porta dolcezza al Canto

a immaginare tenere effusioni

e l'anima distende, fuori dal tormento

fin che non subentra alfin la delusione.



 

Guillaume Apolliinaire

 


Non mi pare giusto non parlare

dei poeti che amo, non italiani.

Guillaume Apollinaire spicca fra loro.

Il Bateau Lavoir era la dimora

degli artisti a Montmartre 

e il.poeta e giornalista lì soggiornava.

Cantava il contingente, la vita al presente,

perché tutto scorre e scompare

e la sua vena era pervasa di leggerezza

col  piacere di un verso affidato alla forma.

Chiunque viva dove esiste un ponte

sotto cui l'acqua scorre non può 

non amare i versi de Le pont Mirabeau.

Sous le pont Mirabeau coule la Seine

et nos amours...

Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna

con i nostri amori...

Il ponte è il presente, l'acqua che scorre

il nostro vissuto.

Magnifico si fa musica il refrain:

Vienne la nuit sonne l'heure

les jours vont je demeure.

Passano i giorni, scende la notte

l'eco di un orologio risuona.

Tutto passa, rimane fermo il dolore.

Il rimpianto d'un perduto amore.



 

Leonardo da Vinci


 

Artista, scienziato, inventore,

reputato il più grande genio del mondo 

Leonardo da Vinci.

Immortali la Gioconda e L'ultima Cena,

di gran fama la macchina volante

e nell'arte della guerra, il cannone

a tre canne.

Di bell'aspetto, barba fluente fino al petto,

come scrive il Vasari, come principio

non considerava il già detto,

ma l'esperienza, il tirocinio diretto.

Grande fra i grandi nella scienza

e nell'arte ha stupito tutti.

Al museo del Louvre  milioni di persone 

sostano davanti al ritratto di monna Lisa

e s'incantano all'enigmatico sorriso

e al Refettorio di Santa Maria delle Grazie,

a Milano, L'ultima Cena che raffigurante

Gesù fra i discepoli, porta respiri d'arte

e di fede.


 

Piangeva la scomparsa del maestro.

Platone avrebbe voluto una vera giustizia,

non che Socrate fosse costretto

a bere la cicuta.

Nel suo pensiero l'errore è vivere all'oscuro,

chiusi in una caverna, vedendo ombre

che passano alla luce di una fiamma.

Si deve cercare il bello

e attraverso la filosofia giungere al vero,

uscendo dalla caverna.

Bello, buono e giusto i punti di arrivo

dell’uomo. 

Due mondi in parallelo, in uno trovi le cose

nell'altro le idee, così come in letteratura 

significato e significante han luogo.

È il Demiurgo l'artefice del mondo 

e come nel verbo di Cristo regge e governa

il mondo.

Aristotele, Socrate e Platone, tre perni

del pensiero, basi della filosofia antica

e di quella moderna.

 


 

Omero

 


Di Omero poco si sa e tanto si narra,

tanto che una decina di città greche

si contendono l'onore della nascita.

Ne è  stata messa in dubbio l'esistenza.

È  l'autore di due opere ciclopiche

L'Iliade e L'odissea, patrimonio di fatti,

costumi, miti e leggende

 in un mondo in cui gli dei si incontrano 

e si scontrano come gli umani.

Un filo lega le due opere perché eroi

della guerra di Troia, in prima fila Ulisse,

li ritroviamo nelle peripezie del suo ritorno

a casa.

Visione a volte eterogenea per epiteti

e stile, omogenea per concezione.

Si dice che Omero fosse cieco; non credo

per le descrizioni accurate e i particolari

dei colori.

Penso che volesse presentarsi

come una leggenda.





Lucio Zaniboni è nato a Modena. Vive a Lecco. Ha insegnato in scuole di vario ordine e grado.

Ha pubblicato più di una quarantina di libri e curato 10 antologie comprendenti la maggior parte dei poeti contemporanei. Ha vinto parecchi premi di poesia. È stato tradotto in sette lingue.

Figura in varie Storie della Letteratura Italiana ed è presente in molte antologie tra cui l'antologia Mundial di Fernando Sabido Sanchez.

Di lui si sono occupati centinaia di Autori e Critici italiani e stranieri.

 

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