Lucio Zaniboni - inediti
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Keope
Khufu era assorto nei pensieri,
nonostantee Ra con raggi infuocati,
soffocasse l'aria.
I ventagli mossi dagli schiavi a lato,
poco influivano a agevolare il fiato.
Il faraone pensava alle sue anime
e a come, dopo la morte preservarle
dall'erosione del vento e dall'usura
del tempo.
La sepoltura non poteva essere sicura
nel tempio,
era necessario un monumento
che vincesse ogni fattore avverso.
Non mura sacerdotali allora,
ma una costruzione nuova
in grado di preservativi il percorso
verso quel mondo, oltre le stelle
quel mondo, oltre le stelle,
in cui dimorano gli dei immortali.
Una piramide dunque e in quel giorno
di rapide visioni, vide il suo sepolcro,
enorme, possente, volto verso il cielo.
Riunì la corte e quasi in testamento
decretò che sorgente il suo monumento.
Iniziarono i lavori sulla piana di Giza;
trascinando grossi blocchi di calcare
e di granito, estratti dalla cava.
Fatica Immane far scivolare i massi
bagnando massi e sabbia!
Migliaia di lavoratori come formiche
a tessere la tela del sovrano,
sovrapponendo masso a masso,
incuneando prodigiosamente il piano.
Tante le vittime sotto quei blocchi
e il sacrificio valeva l'immortalità sovrana.
Khufu si rallegrava vedendo salire,
a mano a mano, il suo sepolcro.
Nessuno avrebbe potuto vantare come lui la meraviglia delle meraviglie,
tale da resistere alle ingiurie del tempo,
conservando i segreti dell'interno.
Ancora oggi qualcosa di nascosto
resiste nei blocchi dell'enorme colosso.
Il Colosso di Rodi
Un alito è la vita e tutto scorre
al passar de tempo, trasformando intorno.
Ne fa fede il Colosso di Rodi,
faro a guidare al porto.
Stupiva la sua imponenza, a gambe larghe
a far passar le vele per l'attacco.
Molto è leggenda, non la sua possanza,
col ferro interno a sostenere la massa
alta del corpo, in bronzo nella parte esterna
La violenza di una scossa la spezzò
e cadde come in battaglia un guerriero
cadeva sotto lo scudo, perché maggiore
era del rivale la potenza.
Dicono che l'artefice fu Carete, alcuni
propongono altri nomi, è certo
che tempo dopo la sua caduta, fu venduto
come si vendono vecchi ferri,
a un mercante e fu portato via a pezzi.
Tanti, tanti cammelli in lunga fila,
a portare via la gloria
diluita in misere ferraglie.
Così se ne vanno le glorie umane,
quando al trionfo succede la sventura.
Eppure il Colosso aveva sfidato il vento
e le tempeste ed era la meraviglia
delle meraviglie del mondo antico.
Tutto tramonta, come tramonta il sole
e la forza degli uomini e delle cose
è aumentata molto dalla parvenza
e a aiutare il gioco, interviene la leggenda
Tutto si spegne, come gli ardori
delle fiamme e dei nostri umori.
Si infrangono le cose e i nostri sogni.
Cassandra e il cavallo di Troia
Triste è dire il vero e non essere creduti,
infinite volte è accaduto e succede,
lasciando amaro in gola.
Cassandra, profeta, aveva affermato
che il cavallo, lasciato dagli Achei
davanti alle mura, era inganno,
era una congiura e sarebbe stata sciagura
trascinarlo della città oltre le mura.
Non ebbe ascolto e a nulla valse
che alla lancia scagliata da Laocoonte,
il sacerdote preveggente,
dal cavallo provenisse un suono vacuo.
Anche gli dei erano a favore degli Achei.
Sorti dal mare,.all'improvviso due serpenti
avvinghiarono Laocoonte e i due suoi figli
dando prova che fosse un sacrificio
offerto loro.
Intanto le navi greche erano disposte,
nascoste da un promontorio.
Stolti, i troiani caddero nel tranello
e il cavallo, quasi in trionfo fu portato
in Troia.
A notte fonda, quando fu tutto tranquillo,
i greci nascosti nel ventre del cavallo,
uscirono allo scoperto, aprirono le porte,
dando adito all'esercito di espugnare,
senza trovar resistenza, la città di Troia
che per dieci anni bene si era difesa.
L'inganno nella vita è molto spesso
all'angolo, come esca che cela l'amo
e si presenta come offerta.
Si deve essere accorti e distinguere i doni
che vengono porti e da chi sono porti.
Timeo Danaos et dona ferentes, la morale.
Tenerla presente tante volte non fa male.
San Francesco
Aveva avuto la chance dell'agiatezza
e di questa godeva con gli amici.
Appassionato alla sua Assisi,
partecipò alla guerra contro Perugia,
ancora una volta guelfi contro i ghibellini.
I ghibellini ebbero la peggio
e cadde prigioniero.
Debilitato, tornò a casa, ma mutato
era il suo spirito.
Non più goliardiche brigate e allegre bevute
albergava in lui la voglia di star solo,
di pensare al presente e al dopo,
alla vanità delle feste e del giuoco.
A poco a poco un animo tutto nuovo.
Castità e povertà in loro luogo.
Grande la sua figura di uomo e santo,
ma va aggiunto il vanto che fu poeta
e il suo Cantico delle creatre
spicca come opera prima nella letteratura
"Laudato si', mi' Signore, cum tucte
le tue creature."
Un empito effonde il suo respiro,
abbraccia l'universo affratellando.
Uomo, santo e poeta, patro
no d'italia e dei poeti, ai giorni nostri
di lucro e usa e getta,
splende come diamante ai raggi del sole la e la sua luce porta luce al cuore.
Dante Alighieri
Nel mezzo del cammino di nostra vita...
Inizia così l'opera di Dante,
il maggior poeta al mondo.
Ci apre la visione di quel mondo
che toglie all'uomo la luce della vita.
L'idea dell'Averno già era nata,
là dove scorre l'Acheronte,
lì Caronte, vecchio nocchiero,
traghettava le anime alla riva della pace.
Anche Virgilio nell'Eneide con la Sibilla
a Cuma indicava il luogo per la discesa
agli Inferi.
Pure Ovidio nel mito di Orfeo
che con la lira aveva ottenuto di provare
a riportare alla vita la sposa Eurudice,
defunta per un morso di serpente.
La Divina Commedia non è un mito,
non una parentesi nel percorso di Enea.
Dante ha visione planetaria,
la strada della coscienza.
Come nel Dolcè Stil Novo rinnova
la concezione dell'amor gentile,
dando alla donna angelica la scala
che porta a Dio, togliendo dissidio
ai due amori, Virgilio l'accompagna
a scoprire le pene dell'inferno,
causa delle colpe dell'uomo,
le minori del Purgatorio,
poi Beatrice, l'amore eterno;
lo guida in Paradiso,
dove San Bernardo lo conduce
nell'Empireo.
L'opera è la Summa del Sapere
del Trecento e insieme un monumento
eretto alla giustizia e alla fede.
Non ha età il verso, moderno oggi
come allora, la terza rima scorre
e dà prova di acqua che sgorga
da sorgente, limpida e incisiva
a dare vigore al senso.
Lorenzo il Magnifico
"Quant'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia..."
canta Lorenzo de' Medici
ne Il Trionfo di Bacco e Arianna
esprimendo la gioia dell'età più bella,
passeggera e sfuggente
come una farfalla.
Nel tessuto del volgare usato
sottintesi sono Dante e Boccaccio
da riprendere e usar sapientemente.
Gioia, passione e carpe diem
vibrano continuando la canzone.
Il poeta si esalta alla visione.
Non è monocorde il suo lavoro
altre frecce ha nell'arco
in sacre rappresentazioni,
nella caccia col.falcone
o nella parodia dell'amore.
Firenze con lui sboccia
come un fiore e nuova linfa
acquista e diffonde.
Nasce il Rinascimento:
la vita attiva prende il sopravvento,
fioriscono me arti e tutto si rinnova.
Giotto
"Credette Cimabue ne la pittura,
tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,
sì che la fama di colui è scura."
Ecco i versi di Dante nella Commedia,
sapendo che gloria è transitoria.
Forse aveva visto le opere di entrambi
o si basava su quanto riferito.
Con Giotto ha principio l'arte moderna,
Assisi e la Cappella degli Scrovegni
ne sono la conferma.
Famoso l'episodio de l'otto di Giotto.
Oggi, imbrogliato dai poli dovrebbe
ritrarre una mela, meglio ancora una pera,
più proprio il picciolo, concetto spaziale
ma ancora è già troppo.
Ritrarre il vuoto sarebbe un lavoro,
un capolavoro, specchio di ciò che rimane
dell'uomo.
A parte i miei versi un po' irriverenti,
è vero che il giudizio spesso decade,
ma Giotto era grande e la fama rimane.
Leopardi
Non facile accostarsi a Leopardi,
oltre la siepe incontri l'infinito,
il colle non è alto ma la voce
è canto corale universale.
Cosmica la visione del dolore
a unire uomini e cose in un abbraccio,
l'attimo di illusione una pacata sera.
Il domani foriero di tristezza e noia.
Colloquia il Romanticismo con la luna,
ma la Ragione abbatte la speranza.
Si affacciano e s'intrecciano le correnti
che han animato l'Ottocento.
L'amore porta dolcezza al Canto
a immaginare tenere effusioni
e l'anima distende, fuori dal tormento
fin che non subentra alfin la delusione.
Guillaume Apolliinaire
Non mi pare giusto non parlare
dei poeti che amo, non italiani.
Guillaume Apollinaire spicca fra loro.
Il Bateau Lavoir era la dimora
degli artisti a Montmartre
e il.poeta e giornalista lì soggiornava.
Cantava il contingente, la vita al presente,
perché tutto scorre e scompare
e la sua vena era pervasa di leggerezza
col piacere di un verso affidato alla forma.
Chiunque viva dove esiste un ponte
sotto cui l'acqua scorre non può
non amare i versi de Le pont Mirabeau.
Sous le pont Mirabeau coule la Seine
et nos amours...
Sotto il ponte Mirabeau scorre la Senna
con i nostri amori...
Il ponte è il presente, l'acqua che scorre
il nostro vissuto.
Magnifico si fa musica il refrain:
Vienne la nuit sonne l'heure
les jours vont je demeure.
Passano i giorni, scende la notte
l'eco di un orologio risuona.
Tutto passa, rimane fermo il dolore.
Il rimpianto d'un perduto amore.
Leonardo da Vinci
Artista, scienziato, inventore,
reputato il più grande genio del mondo
Leonardo da Vinci.
Immortali la Gioconda e L'ultima Cena,
di gran fama la macchina volante
e nell'arte della guerra, il cannone
a tre canne.
Di bell'aspetto, barba fluente fino al petto,
come scrive il Vasari, come principio
non considerava il già detto,
ma l'esperienza, il tirocinio diretto.
Grande fra i grandi nella scienza
e nell'arte ha stupito tutti.
Al museo del Louvre milioni di persone
sostano davanti al ritratto di monna Lisa
e s'incantano all'enigmatico sorriso
a Milano, L'ultima Cena che raffigurante
Gesù fra i discepoli, porta respiri d'arte
e di fede.
Piangeva la scomparsa del maestro.
Platone avrebbe voluto una vera giustizia,
non che Socrate fosse costretto
a bere la cicuta.
Nel suo pensiero l'errore è vivere all'oscuro,
chiusi in una caverna, vedendo ombre
che passano alla luce di una fiamma.
Si deve cercare il bello
e attraverso la filosofia giungere al vero,
uscendo dalla caverna.
Bello, buono e giusto i punti di arrivo
dell’uomo.
Due mondi in parallelo, in uno trovi le cose
nell'altro le idee, così come in letteratura
significato e significante han luogo.
È il Demiurgo l'artefice del mondo
e come nel verbo di Cristo regge e governa
il mondo.
Aristotele, Socrate e Platone, tre perni
del pensiero, basi della filosofia antica
e di quella moderna.
Omero
Di Omero poco si sa e tanto si narra,
tanto che una decina di città greche
si contendono l'onore della nascita.
Ne è stata messa in dubbio l'esistenza.
È l'autore di due opere ciclopiche
L'Iliade e L'odissea, patrimonio di fatti,
costumi, miti e leggende
in un mondo in cui gli dei si incontrano
e si scontrano come gli umani.
Un filo lega le due opere perché eroi
della guerra di Troia, in prima fila Ulisse,
li ritroviamo nelle peripezie del suo ritorno
a casa.
Visione a volte eterogenea per epiteti
e stile, omogenea per concezione.
Si dice che Omero fosse cieco; non credo
per le descrizioni accurate e i particolari
dei colori.
Penso che volesse presentarsi
come una leggenda.
Lucio Zaniboni è nato a Modena. Vive a Lecco. Ha insegnato in scuole di vario ordine e grado.
Ha pubblicato più di una quarantina di libri e curato 10 antologie comprendenti la maggior parte dei poeti contemporanei. Ha vinto parecchi premi di poesia. È stato tradotto in sette lingue.
Figura in varie Storie della Letteratura Italiana ed è presente in molte antologie tra cui l'antologia Mundial di Fernando Sabido Sanchez.
Di lui si sono occupati centinaia di Autori e Critici italiani e stranieri.
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