J.R. SOLONCHE, Tre poesie (traduzione italiana di Angela D'Ambra)
Quaker Gathering for Alice
It is simple. In the center of the room is a table. A candle is on the table. A vase is on the table.
In the vase are yellow daffodils. In the vase are white daffodils. It is spring. They burn yellow like yellow candles.
They burn white like white candles. Sunlight shines through the windows. The windows burn white. The walls of the room are white.
We who are quietly gathered quietly remember her. We who are softly gathered softly remember her.
She was simple. For ninety-five years she was a candle. For ninety-five years the storms could not extinguish her.
For ninety-five years she was simple. Now she is simpler still. She is simpler than candles. She is simpler than flowers.
She is simpler than years. She is simpler than windows, than sunlight through windows. She is simple.
Raduno quacchero per Alice
È semplice.
Al centro delle stanza, un tavolo.
Una candela sul tavolo.
Un vaso sul tavolo
Nel vaso, narcisi gialli.
Nel vaso, narcisi bianchi.
È primavera.
Gialli ardono come candele gialle.
Bianchi ardono come candele bianche.
La luce del sole splende dalle finestre.
Le finestre ardono di bianco.
Le pareti della stanza sono bianche.
Noi, riuniti quietamente,
la ricordiamo quietamente.
Noi riuniti sommessamente
la ricordiamo sommessamente.
Lei era semplice.
Per novantacinque anni fu candela
Per novantacinque anni
le bufere non ce la fecero a spegnerla.
Per novantacinque anni lei fu semplice.
Adesso è più semplice ancora.
È più semplice delle candele.
È più semplice dei fiori.
È più semplice degli anni.
È più semplice delle finestre,
dei raggi di sole dalle finestre.
È semplice.
Cinderella
It should have ended there, the coach turning soft and orange, her gown dissolving into a frothy cloud around her shoulders, the twelfth stroke of the clock in the tower falling like a meteorite,
and the glass slipper slipping into the pond, raising a bubble like a frog breathing. Perhaps it is starting to rain.
It should have ended there, the pumpkin at the gate, and the neighbors’ only son staring in amazement, riding out at dawn to work.
Cenerentola
Doveva finire là,
il divano che muta in soffice arancione,
la veste che le cinge le spalle si dissolve
in nube spumosa,
il dodicesimo rintocco delle ore nella torre
s’abbatte come una meteora,
la scarpetta di vetro che scivola nello stagno,
gonfiando una bolla quale respiro di rana.
Forse inizia a piovere.
Doveva finire là,
la zucca al cancello,
e il figlio unico dei vicini che la fissa stupito
quando, all’alba, esce a cavallo per lavorare.
The End of the Story
It was December 7, 2010.
I asked them if they knew the significance of the date.
One said the semester’s almost over.
Another said 18 shopping days ‘til Christmas.
A third said it’s your birthday.
No, I said. No, I said. No, I said.
Then a fourth one said it’s Pearl Harbor.
Yes, I said.
The same one said when the kamikazes sank our ships.
No, I said.
There were no kamikazes at Pearl Harbor, I said
They weren’t used until later, when Japan was losing, I said.
When they were almost all out of pilots and planes, I said.
The same one said then how did they sink our ships?
The same one said if they didn’t crash their planes into them?
I drew a cartoon aircraft carrier on the board.
I drew cartoon dive bombers flying from the cartoon ship to a cartoon Hawaii.
I drew cartoon torpedo planes flying to the cartoon Hawaii.
I drew cartoon bombs falling on our cartoon ships.
I drew cartoon torpedoes blowing up our cartoon ships.
This is how, I said.
So this is how history ends.
So that bastard Bush was right.
9/11 really did change everything.
La fine della storia
Era il 7 dicembre 2010.
Chiesi loro se sapevano il significato della data.
Uno disse “il semestre è quasi finito”
Un altro disse “ancora18 giorni per acquisti di Natale”
Un terzo disse “è il suo compleanno”.
“No”, dissi. “No”, dissi. “No”, dissi.
Infine, un quarto disse “è l’anniversario di Pearl Harbor”.
“Sì”, io dissi.
Lo stesso disse “quando i kamikaze ci affondarono la flotta”.
“No”, dissi io.
“Non c’erano kamikaze a Pearl Harbor”, dissi.
“Non li usarono che più tardi, quando il Giappone stava perdendo”, dissi.
“Quando quasi tutti i piloti e gli aerei erano finiti”, dissi.
Lo stesso disse, “allora come ci avrebbero affondato le navi?”
E aggiunse, “se non ci si fossero schiantati con i loro aerei?”
Disegnai uno schizzo di portaerei sulla lavagna.
Disegnai schizzi di bombardieri in picchiata che volavano dallo schizzo di nave a uno schizzo delle Hawaii
Disegnai schizzi di aerei siluro che volavano verso lo schizzo della Hawaii.
Disegnai schizzi di bombe in caduta sui schizzi di navi americane
Disegnai schizzi di siluri che facevano saltare in aria le nostre navi da vignetta.
Ecco come, ho detto.
Dunque, è così che la storia finisce.
Dunque, quel bastardo di Bush aveva ragione.
L’11/9 ha davvero cambiato tutto.
Note biografiche
Autore
Professore emerito di inglese al SUNY Orange, J.R. Solonche ha pubblicato più di 400 poesie in riviste e in antologie fin dai primi anni 70. È autore di più di venti libri di poesiefra cui: Won’t Be Long (Deerbrook Editions), Heart’s Content (Five Oaks Press), Invisible (candidato per il Pulitzer Prize, Five Oaks Press), The Black Birch (Kelsay Books), I, Emily Dickinson & Other Found Poems (Deerbrook Editions), In Short Order (Kelsay Books), Tomorrow, Today and Yesterday (Deerbrook Editions), True Enough (Dos Madres Press), The Jewish Dancing Master (Ravenna Press), If You Should See Me Walking on the Road (Kelsay Books), In a Public Place (Dos Madres Press), To Say the Least (Dos Madres Press), The Time of Your Life (Adelaide Books), The Porch Poems (Deerbrook Editions), Enjoy Yourself (Serving House Books), Piano Music (candidato al Pulitzer Prize, Serving House Books), For All I Know (Kelsay Books), A Guide of the Perplexed (Serving House Books), The Moon Is the Capital of the World (Word Tech Communications), The Dust (Dos Madres Press), Years Later (Adelaide Books), Selected Poems2002 – 2021 (prossima uscita aprile 2021:Serving House Books). È co-autore di Peach Girl: Poems for a Chinese Daughter (Grayson Books). Vive nella Hudson Valley.
Traduttore
Angela D'Ambra. Ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature straniere presso l’Ateneo di Firenze (2008); il diploma di Master II in traduzione di testi post-coloniali in lingua inglese presso l’Ateneo di Pisa (2009). Dal 2010 traduce non-profit testi poetici (En > IT). Le sue traduzioni sono state pubblicate su varie riviste italiane online e cartacee. Per IMPREMIX ha curato i primi tre volumi della collana Foglie d’acero, dedicata alla poesia canadese.
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