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Adam Vaccaro, Annamaria De Pietro: Il labirinto


(in Sotto la superficie, Letture di poeti italiani contemporanei (1970-2004), Bocca Ed, Milano, 2004)


Ca(r)pire il nucleo, la forma specifica di un autore. Il suo cuore o DNA, le sue linee di forza e il centro-motore. È ciò che chiamo atteggiamento generale del Soggetto Scrivente (SS), che per questo gruppo di autori dovrebbe coincidere col titolo dato a questa sezione. L’Adiacenza1 – la ricerca metodologica cui mi richiamo – considera tre fondamentali galassie mentali: Io, Es e Superìo (che dunque in questo caso non sono categorie psicologiche); le quali operano, su e in, ogni sistema di segni (simbolico o dei sensi) con modalità diverse, indicate con Mod-Io, Mod-Es e Mod-Sup.. Poesia per me è forma che mette al centro l’insieme dei linguaggi di cui siamo fatti. E riduce l’abituale dominio di una modalità sull’altra per tendere a una finalità globale; opposta a quella dell’assetto socioculturale di ogni potere, interessato a esasperare le divisioni intra (e inter) soggettive. L’alterità profonda e pericolosa della poesia rispetto ad altri linguaggi e discipline (Platone la tenne infatti fuori dalla propria dimora), credo stia nella sua sollecitazione a una ri-presa totale di sé, nel lampo di gioia di un terzo occhio capace di vedere contemporaneamente la molteplicità unitaria che ci costituisce. Centralità dei linguaggi coincide perciò con la centralità del soggetto, che tramite il SS gestisce la materia verbale tra due campi di forze: il momento socioculturale e il Soggetto Storicoreale (SSR). È questi il primo tra, l’utero vitale in cui il testo nasce come corpo del contesto e pone la responsabilità civile della scrittura.

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Il labirinto è non a caso tra gli archetipi più profondi, perché è l’immagine più adeguata, se concepita ad almeno tre dimensioni, a rappresentare il nostro universo mentale. Il labirinto2 che emerge dai testi di Annamaria De Pietro ha la forma di albero in cui la ramificazione delle moltiplicazioni semantiche non ha soste. Se le Mod-Es agiscono con continue fioriture di immagini, assonanze e allitterazioni, domina il rigore costruttivo delle Mod-Io, entro una gabbia ritmica di poesia classica. Sono caratteri che potrebbero farla definire poesia maschile? Anche questi testi hanno contribuito ad aumentare le perplessità sulla qualificazione sessuale della poesia, già vista come androgina dall’operatività globale dell’Adiacenza. Resta comunque, per questo e altri aspetti, una delle letture3 tra le più intensamente provocatorie e utili anche per il suo quadro concettuale.

Nello schema-base dell’Adiacenza, l’insieme delle forze che genera uno stato modificato di coscienza nel SSR (la poesia-di-carne che dà avvio e corpo al SS) riduce il dominio consueto delle Mod-Io per donare spazio alle Mod-Es. La particolarità della forma di questo SS sta nella riduzione delle Mod-Io attraverso se stesse. Le diramazioni semantiche, infatti, pur rimanendo sotto il loro controllo, decostruiscono o ampliano i vettori di senso avviati, per sviluppare altre catene semiologiche, che spiazzano di continuo la costruzione del senso complessivo. È un padrone di casa, che costruisce e alla fine non riconosce a fondo la propria casa. Solitamente tale senso è prodotto dall’irruzione liberata delle Mod-Es, che danno voce all’ignoto, e corpo al perturbante freudiano. Qui sembra quasi uno sbeffeggiare dall’interno le Mod-Io, proprio mentre sono poste (apparentemente) con le mani su ogni bottone e leva della macchina testuale. È come fossero messe sul palco per essere denudate e irrise, mentre costruiscono una rete labirintica, che alla fine evidenzia le loro vergogne, anziché tessere una veste regale.

Per qualche riscontro, propongo “La linea e la riga” (da Dubbi a Flora4), perla di sinestesie in equilibrio tra complessità e limpidezza: “Di crudele rubino è luce, è fuoco/ la frangia della nube alta e precisa/ linea sottile fermamente incisa/ fra il gonfio pieno e lo smarrito vuoto./ Soli celati ruotano, e la riga/ del corso voltano ignari del danno,/ sovranamente intenti, e va la biga/ di un dio lontano come i fiumi vanno/ oltre la tela a un separato ignoto.”.

È evidente che non è un’immagine patetica e grottesca che il SS punta a costruire. Non interessa rendere ridicolo l’impossibile obiettivo di raggiungere l’altra faccia della luna, ma di condurla qui, sulla faccia illuminata. La maestria della tessitura immaginale e musicale apre l’ostrica del dolore, ma più che grani di gioia scova un gioiello di luce sul danno di sovrane stolide chiusure, la soglia e la pomposità barocca cui è giunto oggi l’insieme dei sistemi logico-razionali dell’io occidentale. Il senso perseguito è perciò tragico, anche perché il SS specchia e incarna ciò che svela. Sciogliere tutte la maschere di cera costruite nei secoli e finalizzate a dominare la realtà, per denunciarne il vuoto. Portarci a riflettere sull’angoscia della perdita di senso storicoculturale, per metterlo in comune. Perché il singolo non può superare da solo tale limite.

Questo dunque il senso trasmesso: siamo nel labirinto e non posso che dirvelo. Quel punto di riposo, quel momento di sollievo e di gioia di una congiunzione erotica tra le varie parti mentali, qui non c’è. L’adiacenza è impossibile e ci rimane un re, separato e disperato, che non accetta di liberarsi liberando, condividendo il suo regno. Nessun orgasmo mentale, nessuna piccola morte per rinascere.

Ma questa disperazione tassonomica5 restituisce, anche a chi come me concepisce la poesia in termini diversi, un senso tutt’altro che disperante. Questo è il dono e la magia della poesia, quando è tale. Ci viene detto che è questo lo stato in cui siamo, qui e ora. È vero? Se sì, non dobbiamo smettere (ecco il senso etico e dunque le Mod-Sup.) di continuare a provare a cercare altro. Non certo affidandoci solo al maniacale sogno di onnipotenza del nostro (d)io. Credo sia questo il senso moderno di una poesia, che a una prima superficiale lettura sa di antico, di fuga a testa indietro, neoclassica o neobarocca, per cercare ristoro rispetto alle insolenze del presente. Il messaggio è invece quello di trarre dalla disperante povertà culturale in cui siamo giunti, una sollecitazione forte alla nostra capacità di andare oltre e rifondarci, prima di tutto come soggetti singoli. Questi i sensi che credo possano essere tratti anche da “Il vuoto e il pieno”, datata 27 dicembre 1997 e tratta da La madrevite6: “Rende ragione il passo del dissesto,/ il calibro del meno. Scopre il varco/ il fianco del continuo, il vuoto infesto/ che è lente e occhiuto spacco./ Oltre mostra l’aspetto il secco innesto/ rugginoso di spine e di velen/ fra i gangheri e le maglie che del pien/ passo e calibro sono, e tutto, e questo.”.


Note:

1 A. Vaccaro, Ricerche e forme di Adiacenza, Asefi, Milano, 2001;

2 Titolo di una poesia a p. 50 de Il nodo nell’inventario, Dominioni, Como 1997;

3 Cfr. A. Vaccaro, “Prosopopee dell’ignoto”, su Prosopopee. Venti fusioni a cera persa di A. De Pietro, in “La Mosca di Milano”, Milano, 09, marzo 2003, pp. 102-104; e “Due poeti dell’altra realtà - Luigi Cannillo e Annamaria De Pietro”, in “Testuale”, Milano, N° 33, anno 19°, II sem. 2002; pp. 47-61;

4 Cfr. A. De Pietro, Premio A. Tanzi 1999, Ed. La Copia, Siena, 2000;

5 Titolo di una poesia a p. 29 de Il nodo nell’inventario;

6 Cfr. A. De Pietro, La madrevite, Piero Manni, Lecce, 2000;



Notizia biobibliografica

Adam Vaccaro, poeta e critico nato in Molise nel 1940, vive a Milano. Ha pubblicato varie raccolte di poesie, tra le ultime: La casa sospesa, Novi Ligure 2003, La piuma e l’artiglio, Editoria&Spettacolo, Roma 2006, Seeds, New York 2014, raccolta scelta da Alfredo De Palchi per Chelsea Editions, con traduzione e introduzione di Sean Mark; Tra Lampi e Corti, Saya Ed, Milano 2019 e Identità Bonefrana, Di Felice Edizioni, Martinsicuro 2020. Tra le pubblicazioni d’arte: Spazi e tempi del fare, con acrilici di Romolo Calciati, Studio Karon, Novara 2002; Sontuosi accessi - superbo sole, con disegni di Ibrahim Kodra, Signum edizioni d’arte, Milano 2003; Labirinti e capricci della passione, con tecniche miste di Romolo Calciati, Milanocosa, Milano 2005. Con Giuliano Zosi e altri musicisti, che hanno scritto brani ispirati da sue poesie, ha realizzato concerti di musica e poesia. È stato tradotto in spagnolo e in inglese.

È presente in molti blog e raccolte antologiche e collabora a riviste e giornali con testi poetici e saggi critici. Tra questi: Ricerche e forme di Adiacenza, Asefi, Milano 2001, Premio Laboratorio Arti di Milano 2001. È tra i saggisti di: Sotto la superficie – quaderno sulla poesia contemporanea de “La Mosca di Milano”, Bocca, Milano 2004; La Poesia e la carne, La Vita Felice, Milano 2009. Tra gli altri riconoscimenti: Violetta di Soragna 2005 (La casa sospesa) e Premio Astrolabio 2007 (La piuma e l’artiglio).

Ha fondato e presiede Milanocosa (www.milanocosa.it,), Associazione Culturale con cui ha realizzato numerose iniziative e pubblicato: Poesia in azione, raccolta dal Bunker Poetico, alla 49a Biennale d’Arte di Venezia 2001, Milanocosa 2002; “Scritture/Realtà – Linguaggi e discipline a confronto”, Atti, Milanocosa 2003; 7 parole del mondo contemporaneo, ExCogita e Milanocosa, Milano 2005; Milano: Storia e Immaginazione, Milanocosa, Milano 2011; Il giardiniere contro il becchino, Atti del convegno 2009 su Antonio Porta, Milanocosa, 2012. Cura la Rivista telematica Adiacenze, materiali di ricerca e informazione culturale del Sito di Milanocosa.




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