Premio Internazionale Luigi Vanvitelli

Gentili lettori, è con grande emozione che condividiamo i versi dei tre finalisti del Premio Internazionale Luigi Vanvitelli della sezione “Sur”, dedicata alle voci ispanoamericane.
Questo è stato possibile grazie alla nostra collaborazione con il Centro Cultural Tina Modotti, fondato da Antonio Nazzaro, che ha curato le traduzioni che seguono in lingua italiana.
La giuria della sezione “Sur”, presieduta da Antonio Nazzaro, è stata composta, nella sua prima edizione, da autori, professori universitari e direttori di riviste culturali: Mauricio Arcila Arango, Ulises Paniagua Olivares, Emilio Martin Paz Panana, Fernando Salazar Torres (✝), Stefhany Rojas Wagner.
A Fernando Salazar Torres, venuto a mancare poche settimane prima della Cerimonia di premiazione, abbiamo deciso di intitolare il primo premio di questa sezione.
Il Premio Internazionale Luigi Vanvitelli è dedicato alla memoria dell’intellettuale Angelo Calabrese, Cavaliere della Repubblica al merito culturale e Medaglia d’argento del Presidente della Repubblica, e ha ricevuto il patrocinio morale dall’Università della Campania Luigi Vanvitelli, dall’OINP (Osservatorio Italiano Enti No profit) e dal Comune di Caserta. La sua accoglienza alla prima edizione è stimabile in 430 componimenti, di cui la metà da grande parte delle regioni italiane e l’altra metà da numerosi paesi dell’America Latina.
Nel ringraziare i direttori della rivista, Cristina Daglio e Mauro Ferrari, per l’accoglienza
auguriamo agli amanti della poesia di poter apprezzare queste voci d’oltreoceano che giungono a noi grazie al desiderio di stabilire un ponte tra lingue e culture.
Siamo stati onorati, nel perseguire questo intento, della presenza del Console Onorario della Repubblica di Colombia, Sua Eccellenza, l’Avv. Antonio Maione, alla Cerimonia di Premiazione, tenutasi presso il Rettorato lo scorso 24 maggio.
Vi salutiamo calorosamente affidandovi le voci di:
Fermín Vilela – Argentina: 1° premio “Fernando Salazar Torres” con “Txalaparta”.
Carmen Alicia Pérez Gomez – Colombia: 2° premio con “Los pechos pesan”.
Enrique Ortiz – Argentina: 3° premio con “Rebelión”.
Maria Pia Dell’Omo,
co-fondatrice, con Antonio Dentice d’Accadìa, del Premio Internazionale Luigi Vanvitelli
Fermín Vilela

Txalaparta
Ai bisnonni baschi che non ho mai conosciuto
Molto tempo fa
le mie espadrillas rotte
sono rimase sotto il sole
della costa, abbandonate
tra le uova di squalo.
D’improvviso
una voce fa suonare
la campana del mio sangue
e mi chiede che mi avvicini.
Sono scalzo. Non dico nulla.
Mi avvicino, lentamente,
a quelle espadrillas senza piedi.
Mi sto avvicinando a loro
da quando ho memoria.
*
Txalaparta
A los bisabuelos vascos que nunca conocí
Hace mucho tiempo
mis alpargatas rotas
quedaron bajo el sol
de la costa, abandonadas
entre los huevos de tiburón.
De repente,
una voz hace sonar
la campana de mi sangre
y me pide que me acerque.
Estoy descalzo. No digo nada.
Me acerco, lentamente,
a esas alpargatas sin pies.
Me estoy acercando a ellas
desde que tengo memoria.
**
Mestieri
A Zsazsa
La messaggera dà delle belle pennellate
e lava i suoi attrezzi con la saliva umana.
Ci piace vederla disegnare paesaggi come i suoi,
luci sommerse in un bassofondo
fatto di medicina e canzoni lontane.
Fuori sta gocciolando in un’altra lingua.
Disegna la traduzione sul suo quaderno
e quindi torna a lavorare.
La messaggera cammina in punta di piedi
di scoglio in scoglio, per evitare
di risvegliare le sue temibili creature.
Poi torna a dipingere con due o tre
balene sotto il braccio. E sorride.
Il pane, lei dice,
“bisogna guadagnarselo in qualche modo”.
**
Oficios
A Zsazsa
La mensajera da unas buenas pinceladas
y lava sus herramientas con saliva humana.
Nos gusta verla dibujar paisajes como los suyos,
luces sumergidas en un bajofondo
hecho de medicina y canciones lejanas.
Afuera está goteando en otro idioma.
Dibuja la traducción en su cuaderno
y entonces vuelve a trabajar.
La mensajera camina en puntas de pie
de arrecife en arrecife, no sea cosa
que despierte a sus temibles criaturas.
Después vuelve a pintar con dos o tres
ballenas bajo el brazo. Y sonríe.
Al pan, dice ella,
“hay que ganárselo de alguna forma”.
**
Primo esercizio
Inspirare per il naso,
riempire i polmoni
di tutto l’ossigeno che puoi
fino a iniziare questi esercizi.
Non c’è una respirazione uguale all’altra.
Nemmeno una maschera
un linguare,
un dire uguale all’altro,
bocche in fuga
dal camminare.
Ti togli la maschera davanti allo specchio.
Fai domande
ma nessuno risponde.
Poi prendi aria
l’affondi verso la schiena
fatta con artifici,
di boschi azzurri e aria calda,
per me si va tra la perduta gente (1).
Ognuno con l’esercizio
respiratorio che lo renda migliore
per ballare meglio alla fine del giorno.
Note:1. In italiano, nella versione originale
*
Primer ejercicio
Inspirás por nariz,
llenás los pulmones
de todo el oxígeno que podés
hasta empezar con estos ejercicios.
No hay una respiración igual a la otra.
Tampoco una máscara,
un lenguar,
un decir igual al otro,
bocas en fuga
de andar.
Te sacás la máscara frente al espejo.
Hacés preguntas
pero nadie responde.
Después tomás aire,
lo hundís hacia la espalda
hecha a base de artificios,
de bosque azul y aire caliente,
per me si va tra la perduta gente.
Cada cual con el ejercicio
respiratorio que mejor le haga
para bailar mejor al final del día.
***
Fermín Vilela è nato nel 1992, nella Città Autonoma di Buenos Aires. Poeta, artista visivo, ricercatore e insegnante. Ha studiato letteratura, filosofia e arti visive presso l’Universidad Nacional de las Artes, oltre a frequentare laboratori di scrittura, disegno e pittura con Lux Lindner, Oscar Smoje, Abelardo Castillo, Gerardo Jorge e Claudia Masin. Ha pubblicato i libri Dormitorio (Peces de Ciudad ediciones, Argentina, 2017), Purga (Buenos Aires Poetry, Argentina, 2019) e Janeiro (Ediciones Arroyo, Argentina, 2021). Nel 2019 e nel 2021 ha ricevuto la borsa di studio in Creazione del del “Fondo Nacional de las Artes”.
Ha viaggiato in diverse regioni dell’America Latina e dell'Europa, facendo residenze artistiche in Portogallo, Spagna e Italia e praticando diversi mestieri.
Carmen Alicia Pérez Gómez

I seni pesano
Per le madri di Soacha
a cui hanno portano via i figli
Quando allattavo,
i miei seni pesavano,
sentivano il chiamare del tuo pianto
per la fame.
Un torrente di latte scendeva
e li riempiva.
Anni dopo, sento lo stesso chiamare,
ma non sei tra le mie braccia
Sarà che sotto terra i figli
strappati hanno sete,
ed è per questo che i miei seni tornano
a pesare?
Sarà per questo che i miei piedi, s’afferrano
alla terra come radici,
per diventare l’albero che toglie la fame
di quelli che sono andati?
Non lo so, so soltanto che c’è
una sete vicina a me che non se ne va,
perché i miei seni pesano
e il sangue li riempie.
*
Los pechos pesan
A las madres de Soacha,
que les arrebataron sus hijos.
Cuando amamantaba,
mis pechos pesaban,
sentían el llamado de tu llanto
de hambre.
Un arroyo de leche bajaba
y se empozaba en ellos.
Años después, siento el mismo llamado,
pero no estás en mis brazos
¿Será que bajo tierra los hijos
arrebatados tienen sed,
y por eso mis pechos vuelven
a pesar?
¿Será por eso que mis pies, se arraigan
a la tierra como raíces,
para ser el árbol que quita el hambre
de los que han partido?
No lo sé, solo sé que hay
una sed cercana a mí que no se quita,
porque mis pechos pesan
y la sangre se empoza en ellos.
**
Cammini
Centinaia di porte attraverso
nel porto, un’imbarcazione di scarpe
attende l’approdo
Dove riposare questi piedi stanchi di camminare,
anche se questa strana nave
è costruita con scarpe consumate
che altri hanno buttato.
Dormo momentaneamente su di loro
la barca naviga al suo ritmo
la sabbia cade come cascate, l’acqua fa meno rumore,
affondo, mi sveglio di soprassalto
sul mio petto pesano le domande.
Sono intrappolata in una rete
nel mezzo di una diga d’acqua salata,
mi lancio, in fondo ci sono tanti cammini tanto quante
scarpe.
**
Caminos
Cientos de puertas atravieso
en el puerto, una embarcación de calzados
espera el arribo
A dónde reposar estos pies cansados de caminar,
si bien parece que esta extraña nave
está construida de zapatos desgastados
que otros arrojaron.
Duermo transitoriamente sobre ellos
el barco navega a su propio ritmo
la arena cae como cascadas, el agua hace menos ruido,
me hundo, despierto sobresaltada,
en mi pecho pesan las preguntas.
Estoy atrapada en una red
en medio de una represa de agua salada,
me abalanzo, en el fondo hay tantos caminos como
zapatos.
**
Galli da combattimento
Per ferirsi bisogna guardarsi
negli occhi,
odorarsi la pelle in un cerchio dove
oramai l’amore non esiste.
È inverno e il dolore affiora
come le piume che si perdono,
come le carezze deformate
che non conoscono Dio.
Gli uomini li osservano, mentre
si dissanguano, acclamano un vincitore.
Si difendono, senza veli nella gabbia,
conficcano i loro speroni per vincere.
Loro si sono amati, e adesso amare
è diventato così doloroso,
come strappare le piume
a un gallo da combattimento.
*
Gallos de pelea
Para herirse es necesario mirarse
a los ojos,
olerse la piel en un círculo en el que
ya no existe el amor.
Es invierno y el dolor aflora
como las plumas que se pierden,
como las caricias deformadas
que no conocen de Dios.
Los hombres los observan, mientras
se desangran, aclaman un vencedor.
Se defienden, sin velos en las jaulas,
clavan sus espuelas para ganar.
Ellos se amaron, y ahora amar
se ha vuelto tan doloroso,
como arrancarle las plumas
a un gallo de pelea.
**
Carmen Alicia Pérez Gómez (Cereté, Colombia). Laureata in lingua spagnola, specialista in gestione di progetti, master in Studi Teatrali Superiori, poeta, manager culturale, drammaturga. Le sue opere sono state pubblicate su media locali, nazionali e internazionali, cartacei e virtuali. Ha partecipato a importanti eventi letterari. Finalista e vincitrice di diversi concorsi letterari nazionali e internazionali. Ha pubblicato i libri: Silencio en el espejo, Poemas de la Sed e diverse opere di teatro e poesia.
Enrique Ortiz

Ribellione
Alcuni uccelli prima dell’inverno
volano verso un nord più caldo, meno ostile
serpeggiano tra le nuvole, schivano tempeste
al seguire la rotta del vento.
Prima di attraversare
le ultime fiammate del crepuscolo
uno di loro si stacca dallo sciame di ali
e gira nella direzione opposta
tornando per lo stesso cammino
infilandosi dritto
verso una cima che sta nel sud.
In questo giro inaspettato
che predice un inesorabile futuro
posso evocare la storia
di una ribellione
una ribellione dimenticata
offerta al dio della paura.
L’uccello si allontana sempre di più
affonda nella bruma
trasformato in una punta affilata
in una punta ignea che mi raggiunge e ferisce.
*
Rebelión
Algunos pájaros antes del invierno
vuelan hacia un norte más cálido, menos hostil
van serpenteando nubes, esquivando tormentas
siguiendo la ruta del viento.
Antes de atravesar
las últimas llamaradas del crepúsculo
uno de ellos se desprende del enjambre de alas
y gira hacia el lado opuesto
regresando por el mismo camino
enfilando directo
hacia una cumbre que está al sur.
En ese giro inesperado
que predice un inexorable futuro
puedo evocar la historia
de una rebeldía
una rebeldía olvidada
ofrecida al dios del miedo.
El pájaro se aleja cada vez más
se hunde en la bruma
transformado en una punta filosa
en una punta ígnea que me alcanza y hiere.
**
Bolle
Le bolle che le piacciono volano nell’aria
vuole raggiungerle, ma sono vestigia brevi
come pianeti trasparenti che esplodono all’istante
lei non smette di provarci, vuole prenderle
ma fallisce, una volta e un’altra ancora
e arriva la tristezza.
Ancora non capisce la debole colonna che ci sostiene
la sottile materia di cui siamo fatti
vuole bolle eterne
detesta questa fragilità svelata
ma comunque insiste, insistiamo.
Fino a quando una bolla, che ignora il suo destino
scende morbidamente sulla sua palma destra
attaccando la sua superficie acquosa e instabile
a una manina immobile e pulita
La bolla scompone la luce
un arcobaleno minuto e sferico
appare davanti a noi
soltanto per pochi istanti.
Nonostante ciò prima di sparire
lei già sa cosa succederà
il gioco finisce
ma oramai senza lacrime, né ansia
adesso sostiene un atteggiamento diverso
il suo sguardo sembra riflessivo, differente
non ci sono parole, soltanto un lampo
un baleno
ad indicare il passaggio di una luce
saluta e va verso sua madre
vuole abbracciarla,
sa che non c’è ritorno
sa che ormai non ha bisogno di tornare.
*
Burbujas
Las burbujas que le gustan flotan en el aire
quiere alcanzarlas, pero son vestigios breves
como planetas transparentes que estallan al instante
ella no deja de insistir, quiere atraparlas
pero fracasa, una y otra vez
y la tristeza viene.
Aún no comprende la débil columna que nos sostiene
la delgada materia de la que estamos hechos
quiere burbujas eternas
detesta esa fragilidad revelada
pero aún así
persiste, persistimos.
Hasta que una burbuja, desentendida de su destino
desciende de forma suave en su palma derecha
adhiriendo su superficie acuosa y movediza
a una manito inmóvil y tersa
La burbuja descompone la luz
un arco iris diminuto y esférico
aparece ante nosotros
solo por algunos instantes.
Sin embargo antes de desaparecer
ella ya sabe lo que sucederá
el juego termina
pero ya sin lágrimas, ni congoja
ahora mantiene una postura diferente
su mirada parece reflexiva, distinta
no hay palabras, solo un relámpago
un destello
indicando el paso de una luz
se despide y va hacia donde está su madre
quiere abrazarla,
sabe que ya no hay retorno
sabe que ya no necesita volver.
**
Qui al Sud
Qui al sud
un velo di brina avvolge la vita
si cristallizzano gli alberi
l’aria si screpola.
In un paraggio inospitale
cerco intirizzito
di smettere di avere paura.
Qui al sud
dicono che:
il fuoco si trova sotto la neve
il calore che protegge
procede dall’anima
le fiamme vibrano
al ritmo di un fogliame d’autunno
Sotto il riparo di un faggio
il vento può ciò che io non posso
portare con se l’inutilità delle cose
scuotere le vecchie forme.
Vivo qui, al sud
dove le ferite sono prive di compassione
perché nel mezzo di questa desolata leggenda
nessuno
è importante
*
Aquí en el Sur
Aquí en el sur
un velo de escarcha envuelve la vida
se cristalizan los árboles
el aire se agrieta.
En un paraje inhóspito
busco aterido
dejar de tener miedo.
Aquí en el sur
dicen que:
el fuego se encuentra bajo la nieve
el calor que abriga
procede del alma
las llamas vibran
al compás de un follaje de otoño.
Bajo el resguardo de un coihue
el viento puede lo que yo no puedo
llevarse consigo la inutilidad de las cosas
sacudir las formas viejas.
Vivo aquí, en el sur
donde las heridas carecen de lástima
porque en medio de esta desolada leyenda
nadie
es importante.
***
Enrique Ortiz è argentino, nato nel 1968. Psicologo. Psicoanalista. Vive a Ushuaia, nella Terra del Fuoco. Lavora nel settore pubblico come direttore di un centro terapeutico per psicosi infantili e autismo. Lavora anche nel settore privato. Scrive da quando era bambino e le sue poesie sono state pubblicate in alcune riviste di poesia come “Utopia” in Messico e “Piwke” in Argentina.
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