Osvaldo Semino, Vita, arte e sogno
Mi sono sempre chiesto perché un autore crei quella composizione con quei colori, con quelle immagini, con quelle sonorità, con quelle forme, con quelle parole, con quel linguaggio. Mi chiedo anche se risponde a verità, come sostengono alcuni, che esista una causa effetto a tutto ciò.
Io non so se l’arte è espressione di una sofferenza come sostengono molti. Mi chiedo ancora se ciò che si compone e come si compone sia la risultanza di una vita, di come in particolare sia stata vissuta.
Faccio un esempio: il caso di Edgar Allan Poe, il grande scrittore americano. Mi viene da pensare che le molteplici tragiche vicende della sua vita, la sua dipsomania, la sua impotenza sessuale, la morte precoce dei suoi genitori e l’indigenza nel quale è vissuto per un periodo della sua vita, abbiano avuto per conseguenza diretta la causa della sua opera assurda e maledetta.
Ma se così fosse, allora come si spiega il fatto che la divina scintilla del genio di Wolfgang Amadeus Mozart non sia mai venuta meno? Anzi, a ben vedere, ciò che più sorprende del rapporto tra Mozart e sua arte sublime, è che mai, nella sua immensa produzione musicale, si riflette l’angoscia della cruda realtà della sua vita, soprattutto degli ultimi anni quando fu obbligato a mendicare un po’ di denaro per sopravvivere.
L’arte per lui era evasione, e il suo pensiero si elevava in un’atmosfera ultraterrena e in quella condizione le sue musiche creavano atmosfere che predisponevano alla comprensione delle sue vibranti architetture musicali, sia che fossero le arie di Don Giovanni, che una sonata o una sinfonia.
Allora si può pensare che ogni uomo ha, nei confronti del proprio pensiero, della propria espressione, e quindi nella propria arte, un rapporto unico che, se a volte è causa delle sue esternazioni, altre volte è rifugio dalla propria vita o modo necessario per estraniarsi e essere unico creatore dei suoi pensieri e giudice di se stesso e dei suoi comportamenti.
Per uno scrittore, la scrittura è un’attività individuale e ogni autore è l’artefice unico del proprio lavoro.
Personalmente ho sempre pensato che in letteratura, così come nella natura e nelle società, le diversità che emergono dalle personalità diverse dell’artista, contribuiscono a fare risorse.
Ma le diversità non hanno vita facile. In ogni caso, a volte è utile liberare il pensiero e magari sognare ad occhi aperti. Per fare un esempio, pensare in modo assurdo. Liberare il pensiero dal controllo della ragione anche in modo conscio, come a volte fanno i poeti. Lasciare libero sfogo ai sogni, alle storie alle figure, alle composizioni, alle sonorità che spesso sembrano assurde, senza logica.
Il risultato sarà tutt’altro che scontato e, per fortuna di tutti,non potrebbe essere diversamente.
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