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Karel Alexei Leyva Ferrer - Cuba

Traduzione e presentazione a cura di Antonio Nazzaro



Foto di Caligari Garcìa





Karel Alexei Leyva Ferrer, Santiago di Cuba, 24 luglio 1975. 

 

Coordinatore del Festival Internazionale della Poesia dell'Avana, scrittore e promotore culturale; Vicepresidente del gruppo letterario Aladécima del “Centro Iberoamericano della Décima e del Versetto Improvvisato”; Presidente della Sezione Poesia dell'UNEAC (Unione Nazionale degli scrittori e artisti cubani), Coordinatore del Movimento Mondiale di Poesia per Cuba.

Nel 2021 gli è stato conferito il Dottorato Honoris Causa dal “Forum Internazionale della Creatività e dell'Umanità” del Regno del Marocco e dalla “Fondazione Mil Mentes” del Messico. Tra i tanti premi vale la pena ricordare il premio César Vallejo 2021 per l'eccellenza letteraria conferito dall'Unione degli scrittori ispanoamericani.

Ha pubblicato tra le tante sillogi: Ágape Inconexo (Edit Hipocampo 2001), Cambios de marea   2 (Ediciones Naderau 2005 y Santiago 2008), Escenas cotidianas (ediciones Colección    Sur 2010), Sucesiones (colección La hoja murmurante, editorial La tinta del Alcatraz, Toluca México, 2015), Vitral (colección Sur, 2020), Herencias (Proyecto Estocolmo, Mil mentes por México 2023), El don y la presencia (Ediciones Otlazpan 2024). Suoi testi fanno parte delle antologie: Abrace (Abrace, Uruguay, 2006), Otras islas (Cuberat, Cuba – Italia, 2008), Esta cárcel de aire puro (Casa editorial Abril Cuba, 2010), La octava más alta de las flautas (Ediciones Madia Noche Zacatecas, México 2011) e in molte altre.

 


Poesie


 

I

 

Tronco sono stato

sostanze filamenti

in qualche selva le mie radici ancora dormono

Nonostante tutto tronco sono stato

e nel fogliame la mia voce ho visto moltiplicata

so dei verdi intensi del dolore dell’inverno

delle ombre tranquille

di antichi uccelli in volo

Tronco sono stato niente più

Sostanze

filamenti

 

*

 

I

 

Madero fui

sustancias hebras

en alguna selva mis raíces duermen todavía

A pesar de todo madero fui

y en la hojarasca mi voz vi multiplicada

sé de los verdores del dolor del invierno

de las sombras tranquilas

de antiguos pájaros el vuelo

Madero fui no más

Sustancias

hebras

 



II

 

Sul molo

con le mani legate dall’urlo,

un suicida

 

Dal ponte di comando

con gli occhi salvati dall’ombra,

la vedetta risponde alla sua chiamata.

 

È un dialogo affine tra esiliati

la chiatta è lì,

mai è partita

oltre i sogni del suicida.

 

(dalla silloge Cambio de marea, Ediciones Naderau 2005 y Santiago 2008)

 


 

Parabole

 

Se tagli il vigneto,

se poti i suoi rami

allo svegliarsi di febbraio;

vedrai il moncone,

gocciolare il vecchio pianto

dei seminati, per

segnare le pause, il tempo

dove il morire è adatto

a quelli che vengono dopo.

Devono le tue mani dare

allo stesso tempo la consolazione,

quando separi tutte

le fronde in inverno

e sono gli smeraldi,

le gemme di un altro sogno,

orecchini per l’anima

in uno sgorgare sereno

che amplia nelle cordicelle

la patria dei vincoli.

Non confondere mai

le monde e il mistero,

di ciò che essendo vigna

propone più di un gioco,

per offrire sementi,

moltiplicare il corpo,

là dove i destini

permettono che di nuovo

si possa fiorire,

fino a restare malconci

i giunchi della festa;

fino a perdere gli echi

che arrivano dal verde,

con il suo primo ricordo,

una pulsazione di domani

che germoglia dal silenzio.

 

*

 

Parábolas

 

Si cortas el viñedo,

si podas sus ramajes

al despertar febrero;

verás en el muñón,

gotear el llanto viejo

de los sembrados, para

marcar las pausas, tiempo

en que morir es propio

de los que vuelven luego.

Deben tus manos dar

a la vez el consuelo,

cuando separas todas

las frondas en invierno

y son las esmeraldas,

las gemas de otro sueño,

zarcillos para el alma

en un manar sereno

que expande en los cordeles

la patria de los nexos.

No confundas jamás

las mondas y el misterio,

de este que siendo viña

propone más de un juego,

para ofrecer simientes,

multiplicar el cuerpo,

allá donde los hados

permiten que de nuevo

se pueda florecer,

hasta quedar maltrechos

los juncos de la fiesta;

hasta perder los ecos

que llegan desde el verde,

con su primer recuerdo,

un pulso de mañanas

que brota del silencio.

 

(dalla silloge inedita Romancero Peregrino)

 



Illuminati

 

Parlavano di creare,

forse senza sapere che ormai su questa terra

fioriva l’odore.

S’aprivano i calici

e la ragione degli esperti

appena capiva ciò che già era,

da molto tempo prima,

questa verità.

 

Ma nonostante ciò parlavano di creare

nella loro bestiale routine

di sottomettere tutto,

di inneggiare alla loro precaria certezza.

 

*

 

Iluminados

 

Hablaban de fundar,

acaso sin saber que ya sobre su tierra

germinaba el olor.

Abríanse los cálices

y la razón de los expertos

apenas entendía lo que era ya,

desde hace mucho,

esta verdad.

 

Pero aun así hablaban de fundar 

en su bestial rutina

de someterlo todo,

de vitorear su precaria certidumbre.

 

(dalla silloge inedita El arte de juntar las partes rotas)



 

Stagione

 

La casa è una bolla di sapone

che ancora non è uscita dalla bocchetta

Non si riconoscono l’atrio e l’abbaino

appena s’intravede lo spiovente

dove seduto aspetto quella pulsione

che mette le mie mani nell’argilla

e un segno sul volto. La meraviglia

è che può espandere la sua condizione

di casa e brigantino in un nonnulla.

Dall’altra parte l’aria è un miracolo

che infonde la speranza davanti all’aridità

di un mondo attanagliato alle spalle

e il duro padiglione dove l’onagro

cerca ogni giorno la fuga.

 

*

 

Estación


La casa es una pompa de jabón

que no ha salido aun de la boquilla

Se desconoce el atrio y la buhardilla

apenas se divisa el alerón

donde sentado espero esa pulsión

que ha de poner mis manos en la arcilla

y una marca en la faz. La maravilla

es que puede expandir su condición

de hogar y bergantín como si nada.

Al otro lado el aire es el milagro

que insufla la esperanza ante lo magro

de un mundo atenazado por la espada

y el recio pabellón donde el onagro

intenta cada día la escapada.

 

(dalla silloge El don y la presencia (Ediciones Otlazpan México 2024)

 




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