Milagro Meleán - Venezuela
- almanacco
- 2 giorni fa
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La poesia di Milagro Meleán è uno scrivere che indaga il fare poesia e la sua costruzione formale. I suoi versi sono vesti di un aspetto ludico e nonostante una presenza corporale non sono riportabili alla mera esperienza esistenziale. Leggere Milagro vuol dire cassare l’esplicito del testo per arrivare a una lettura dell’implicito dell’esperienza di a ciò che viene dichiarato.
Antonio Nazzaro

la notte assalta queste macerie e
anche se trema il segreto, il mio
amico è chi ride nell’occulto
ci distrae questo cammino verso la
nebbia
e si spoglia perché esploda la
stella nella molestia dell’asino
cammina tra le storie per amare
questa poesia che già si dimentica
e che domani no ricorderemo
poesia
ho perduto il dialetto che ti
forgia, con la speranza di un
incontro, una foglia che sappia di
sole e fragore accoccolato
*
la noche asalta estos escombros y aunque tiemble el secreto, mi amigo es quien ríe en lo oculto
nos distrae este camino hacia la niebla
y se desnuda para que estalle la estrella en la molestia del burro
camina entre historias para amar este poema que ya se olvida
y que no recordaremos mañana.
poema
he perdido el dialecto que te forja, con la esperanza de un encuentro, una hoja que sepa a sol y estruendo acurrucado
**
a chi parlo se estraggo ciò che mangio,
a chi parlo se sputo quello che ascolto
a chi sa questa memoria?
non credo di sopportare il filamento, la audacia, l’erudizione, la sorte, un
martello, i miei occhi, il fuoco, un
coltello, la marea
granchi si cibano con i miei occhi,
non li incolpo
desideravo questa cavità vuota camminare in un bosco perduto, assaporare il pianto altru e versarmi in una goccia
restare lì senza mistero,
addolcire la lingua delle
formiche,
lasciare il corpo senza cammino,
sondare la nebbia invece dello
spirito.
esilio ciò che dico per non tornare
il sale ha penetrato la lingua, ha portato
alcuni demoni, ha instaurato il
linguaggio dei pesci e ho ricordato il
dialetto dell’embrione.
da allora non ho imparato a
dire, il meriggio lo ha detto tutto
bacio i suoi gialli e riposo.
*
a quién le hablo si extraigo lo que como, a quién le hablo si escupo lo que escucho
¿a quién esta memoria sabe?
no creo soportar el filamento, la audacia, la erudición, la suerte, un martillo, mis ojos, el fuego, un cuchillo, la marea
cangrejos se alimentan con mis ojos, no los culpo
deseaba este cuenco vacío, andar en un bosque perdido, saborear el llanto ajeno y verterme en una gota
quedarme ahí sin misterio, endulzar la lengua de las hormigas,
dejar el cuerpo sin camino, auscultar la niebla en vez de espíritu.
destierro lo que digo para no volver
la sal penetró la lengua, se llevó algunos demonios, instauró el lenguaje de los peces y recordé el dialecto del embrión.
desde entonces no aprendí a decir, la tarde lo ha dicho todo
beso sus amarillos y descanso.
**
ti sedevi come un airone nero alla
distanza
e mi hai visto diverso
amando quello che siamo, sondando il recinto
della notte
le foglie sempre entrano con la porta aperta.
*
te sentabas como una garza negra en la distancia
y me viste distinto
amando lo que somos, auscultando el recinto
de la noche
las hojas siempre entran con la puerta abierta
***
Milagro Meleán (1994). Zulia, Venezuela. Laureata in Letteratura Ispanica presso l'Università di Zulia. Attualmente vive nello stato di Mérida (VE). Alcune sue poesie, recensioni e saggi appaiono in varie riviste nazionali e internazionali. Ha pubblicato i libri: Luminancia (Fundarte, 2020); Resonancias triviales (Palíndromus, 2022); Tomo (Palíndromus, 2023); Amuche (LP5, 2024); e Detrás del derribo (Chifurnia Libros, 2024).



























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