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Milagro Meleán - Venezuela

  • almanacco
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 3 min

La poesia di Milagro Meleán è uno scrivere che indaga il fare poesia e la sua costruzione formale. I suoi versi sono vesti di un aspetto ludico e nonostante una presenza corporale non sono riportabili alla mera esperienza esistenziale. Leggere Milagro vuol dire cassare l’esplicito del testo per arrivare a una lettura dell’implicito dell’esperienza di a ciò che viene dichiarato.

 

Antonio Nazzaro



ree

 

 

 

la notte assalta queste macerie e

anche se trema il segreto, il mio

amico è chi ride nell’occulto

 

ci distrae questo cammino verso la

nebbia

 

e si spoglia perché esploda la

stella nella molestia dell’asino

 

cammina tra le storie per amare

questa poesia che già si dimentica

 

e che domani no ricorderemo

 

poesia

 

ho perduto il dialetto che ti

forgia, con la speranza di un

incontro, una foglia che sappia di

sole e fragore accoccolato

 

*

 

la noche asalta estos escombros y aunque tiemble el secreto, mi amigo es quien ríe en lo oculto

 

nos distrae este camino hacia la niebla

 

y se desnuda para que estalle la estrella en la molestia del burro

 

camina entre historias para amar este poema que ya se olvida

 

y que no recordaremos mañana.

 

poema

 

he perdido el dialecto que te forja, con la esperanza de un encuentro, una hoja que sepa a sol y estruendo acurrucado

 

**

 

a chi parlo se estraggo ciò che mangio,

a chi parlo se sputo quello che ascolto

 

a chi sa questa memoria?

 

non credo di sopportare il filamento, la audacia, l’erudizione, la sorte, un

martello, i miei occhi, il fuoco, un

coltello, la marea

 

granchi si cibano con i miei occhi,

non li incolpo

 

desideravo questa cavità vuota camminare in un bosco perduto, assaporare il pianto altru e versarmi in una goccia

 

restare lì senza mistero,

addolcire la lingua delle

formiche,

 

lasciare il corpo senza cammino,

sondare la nebbia invece dello

spirito.

 

esilio ciò che dico per non tornare

 

il sale ha penetrato la lingua, ha portato

alcuni demoni, ha instaurato il

linguaggio dei pesci e ho ricordato il

dialetto dell’embrione.

 

da allora non ho imparato a

dire, il meriggio lo ha detto tutto

 

bacio i suoi gialli e riposo.

 

*

 

a quién le hablo si extraigo lo que como, a quién le hablo si escupo lo que escucho

¿a quién esta memoria sabe?

no creo soportar el filamento, la audacia, la erudición, la suerte, un martillo, mis ojos, el fuego, un cuchillo, la marea

cangrejos se alimentan con mis ojos, no los culpo

deseaba este cuenco vacío, andar en un bosque perdido, saborear el llanto ajeno y verterme en una gota

quedarme ahí sin misterio, endulzar la lengua de las hormigas,

dejar el cuerpo sin camino, auscultar la niebla en vez de espíritu.

destierro lo que digo para no volver

la sal penetró la lengua, se llevó algunos demonios, instauró el lenguaje de los peces y recordé el dialecto del embrión.

desde entonces no aprendí a decir, la tarde lo ha dicho todo

beso sus amarillos y descanso.

 

**

 

ti sedevi come un airone nero alla

distanza

 

e mi hai visto diverso

 

amando quello che siamo, sondando il recinto

della notte

 

le foglie sempre entrano con la porta aperta.

 

*

te sentabas como una garza negra en la distancia

 

y me viste distinto

 

amando lo que somos, auscultando el recinto

de la noche

 

las hojas siempre entran con la puerta abierta

 

 

***



 

Milagro Meleán (1994). Zulia, Venezuela. Laureata in Letteratura Ispanica presso l'Università di Zulia. Attualmente vive nello stato di Mérida (VE). Alcune sue poesie, recensioni e saggi appaiono in varie riviste nazionali e internazionali. Ha pubblicato i libri: Luminancia (Fundarte, 2020); Resonancias triviales (Palíndromus, 2022); Tomo (Palíndromus, 2023); Amuche (LP5, 2024); e Detrás del derribo (Chifurnia Libros, 2024).

 

 

 

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