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Di nebbie e luce. Sulla poesia - 2

Riflessioni di Massimiliano Bardotti

Pioppi vicino a Giverny, tempo coperto, Claude Monet, 1891
Pioppi vicino a Giverny, tempo coperto, Claude Monet, 1891

2.

 

 

Oggi mi sono preso un paio d'ore per andare a camminare, cosa che prima facevo con frequenza e che adesso quasi non riesco più a fare, per via dei tanti impegni.

Poco oltre casa mia, oltrepassato il cimitero, si incontra una bellezza semplice, fatta di alberi (alcuni spogli, altri verdi e rigogliosi). La luce del sole che si avvia a tramontare avvolge e scalda ogni creatura. Febbraio si dice essere un mese privo di colori, ma la luce del sole invernale fa risplendere tutto. Nel breve tragitto, appena qualche chilometro, mi sono più volte fermato ad osservare l'orizzonte, il paesaggio, e mi sono altrettante volte commosso.

Viviamo ormai da qualche anno uno dei periodi più bui, difficili e dolorosi della storia. Crisi su crisi continuano a succedersi, e noi sembriamo ogni giorno più spaesati, un poco perduti, sotto un bombardamento di immagini, di informazioni, di notizie che mai, mai, contemplano la bellezza. Eppure fuori (fuori dalle nostre case, dalle nostre televisioni, fuori dai nostri telefonini e computer) splende una bellezza che toglie il fiato, che fa piangere.

Da questa bellezza mi sento amato e protetto. La sua gratuità accresce la mia fede.

Ogni volta che mi trovo di fronte alla manifestazione della Bellezza mi chiedo come sia possibile che un essere umano possa odiare un altro essere vivente.

 

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