Sofia Fiorini, La logica del merito, Ed. Interno Poesia, Latiano (BR) 2017, € 10,00
Sofia Fiorini può essere considerata un esempio del fatto che in poesia la freschezza non esclude il calore, la vulnerabilità non frena lo slancio e l’inquietudine non impedisce la grazia.
Al suo esordio, appena ventiduenne, la poetessa mostra già di possedere una voce riconoscibile e di aver assimilato la lezione dei maestri, raggiungendo un equilibrio che le consente di averli accanto senza subirne l’invadenza. La presenza, ad esempio, di Emily Dickinson (peraltro citata in esergo un paio di volte nella raccolta) o di altri numi tutelari è come quella di un’ombra: lieve, discreta, quasi una benedizione sussurrata per accompagnare il passo dell’autrice che, nello sviluppo del libro, dimostra di saper camminare da sola e soprattutto di avere già un’idea precisa del percorso e della meta, come si evince anche dall’accorta scansione in sezioni del libro.
Arrivi dallo spazio delle api
senza che ti annunci una stagione
e l’ultimo vento che ti porta
ti appoggia alla mia spalla.
Io vivo nell’assenza tua leggera
del non essere mai stato – posso
averti intorno solo in sogno
ma giù dal letto ancora non ti ho avuto
mai vicino – sei stato solo attorno
a questa testa mia piena di fiori.
Che si occupi di quello che non c’è mai stato, di quello che non c’è più o di quello che non c’è ancora (come nel trittico dedicato alle future figlie immaginarie, Ad Anna, A Teresa e A Rosa), la giovane poetessa fa comunque sentire l’assenza - per citare Attilio Bertolucci - come “più acuta presenza”, rivelandosi capace di delineare ciò che è vago attraverso una immaginazione che sa rendere concreto - e quasi carezzevole - l’astratto, e riuscendo a colloquiare con la stessa forza tanto con chi manca quanto con chi c’è. Quando si occupa dell’immediato, infatti, fa sentire tutto l’ardore con cui aderisce alle cose e alle situazioni del mondo, confermando che la poesia in fin dei conti non è altro che una forma di intensificazione del contatto. Due nudità, quella dell’anima e quella della vita, si toccano, a volte in un abbraccio e a volte in una lotta.
Quando dicevi di odiare le porte
per sbatterle di più, farti sentire,
e maledicevi alle stagioni
gli stessi fiori rossi che accudivi,
sappi, io ho ascoltato ogni bestemmia;
te lo vedo ogni volta sulla faccia
che è la tua infedeltà concessa.
Se è così che provi a non morire,
ancora ti permetto di guardare:
sarò per te il ciclamino cremisi,
ti ripeterò nel tenermi al caldo.
La logica del merito è una raccolta ben organizzata, costituita da poesie vestite con cura, che si presentano davanti ai nostri occhi piene di una passione tutta giovanile attentamente amministrata. Come scrive Isabella Leardini nella prefazione al libro: “La prima cosa che emerge in Sofia Fiorini è l’eleganza, appare come una grazia innata, una naturalezza calibrata del gesto.”
Anche tu getti il confine
tra me e la porta di casa
-incontrarti è sapere
che cosa mi spetta.
Non trovo colpevoli
ora che mi guardi
come chi perdona l’accettare,
come chi ha le ossa buone
di chi risponde a tutto con l’amore.
Sofia Fiorini dunque non si lascia travolgere e non è travolgente. È in costante allerta, perché conosce la delicatezza, anche la propria. In lei però la delicatezza, essendo accompagnata dalla determinazione, non è affatto un segno di fragilità, e nemmeno motivo di eccessiva cautela. La sua è una lirica gentile, infatti, ma né tenera né timida: perché la gentilezza, in questo caso, traduce sì la sensibilità in maniere letterariamente educate, ma allo stesso tempo esprime il coraggio delle anime nobili, cioè la capacità di trattare il dolore come si farebbe con un cane inquieto e aggressivo, fino ad ammansirlo. Il turbamento e l’inquietudine, così, sono accettati e controllati – custoditi in una forma – e spesso trovano nell’endecasillabo una possibilità di distensione.
È fisico il tuo fermarti appena
sopra gli occhi quando fisso la cena
desolata e viene al petto straniera
una fame: è quella che ti porta
sempre dietro – tu che non sei nessuna
soluzione a chi dorme beve e muore,
eppure sento chiaro ritornarti
mentre rido e graziosa non sparisco.
Insomma, La logica del merito presenta prove diffuse della capacità di resistenza dell’autrice. C’è in lei, inoltre, la ferma volontà di passare dallo scacco al riscatto, dallo stordimento alla lucidità, una volontà che si fonda sull’accettazione dell’ostacolo e del tormento.
Nacqui tutta bianca e rossa,
con capelli unghie e ciglia
e la carne ben disposta,
ma (hanno detto) sulla fronte
era passata la cicogna
a lasciarmi il segno in mezzo
agli occhi di un tormento.
Dimmi da dov’è che ora
tu vieni a risvegliare
le tracce antiche di quella
prima bella migrazione.
Sofia Fiorini ha una concezione generosa dell’esistenza, che le permette di guardare negli occhi la vita anche quando le mostra un viso minaccioso o gelido. Certo, nella raccolta non mancano i momenti – anche forti - di rabbia, di sdegno, di frustrazione. Ma ci sono sempre gli argini dei versi a impedire da un lato che la mera psicologia prevalga sull’arte, e dall’altro che l’arte prevalga sulla pura umanità. E infine c’è la speranza che la “logica del merito” prima o poi prevalga sulla crudele indifferenza del caso.
Alessandro Quattrone