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Francesca Rita Rombolà, Una breve riflessione sulla poesia

Che cos’è per me la Poesia?

Difficile dirlo, ma soprattutto difficile capirlo. Dopo tanti anni (davvero tantissimi) non riesco ancora a capirlo pienamente e completamente. Sì, dopo tanti anni che scrivo poesie e pubblico libri di poesie la Poesia mi sfugge ancora, si sottrae ancora pudica al mio sguardo bramoso di scandagliarla e di conoscerla in profondità. Sembra quasi velarsi e ri - velarsi a un tempo, per poi velarsi di nuovo inghiottita dal vuoto gravido che la circonda.

Scrivo la parola "Poesia" sempre con la P maiuscola quando è il soggetto principale di una frase, di un periodo, di un discorso; perché la vedo, la sento, la percepisco e la recepisco come un qualcosa di elevato, di puro, di eterno molto oltre ogni possibile o meno finitudine e bassezza del mondo immerso nella materialità. La Poesia è per me, forse, fin dall’adolescenza ascolto inaudito ... un ascolto che viene, anzi pro - viene, da un Altrove che si colloca oltre lo spazio - tempo o, quantomeno, in una temporalità atemporale che ha le proprie radici nell’origine del Tutto; in quanto allo spazio: tutte le latitudini e le longitudini convergono in un unico punto oppure non esistono più o non hanno più motivo alcuno di esistere.

Ascolto dell’anima e in sintonia con l’anima. Un ascolto tutto interiore verso il quale la mente si avvicina e poi lentamente finisce per mescolarsi ad esso in un connubio veramente meraviglioso e terribile.

Ma la Poesia è anche linguaggio. Il linguaggio è la sua essenza prima senza la quale non potrebbe esistere. È il linguaggio proprio dell’uomo, dell’essere umano su questo pianeta. E il poeta, cioè colui che si pone in ascolto di questa "fonte di vita" misteriosa e sublime, è un tramite, forse meglio, una sorta di medium che ha il compito (felice o infelice) di trasmettere, di donare alle persone, alle genti affinché possano godere della conoscenza immediata di ogni cosa visibile, ma anche invisibile, dell’Universo. Come spiegare altrimenti i versi di un Leopardi, di un Dante, di un Omero, di un Rilke, di uno Shakespeare, di un Rimbaud? Ma il linguaggio della poesia non è linguaggio comune. Non è il linguaggio parlato, tradotto, usato e anche abusato ogni giorno da chiunque, dapertutto e ovunque. È il linguaggio per eccellenza. Lo si potrebbe definire un linguaggio ideale, metaforico, metafisico, perfino utopistico eppure è più reale del sole, degli alberi e del cielo azzurro. Si illudono le persone quando dicono che si vive bene senza poesia e senza poeti, parlano a vanvera come gli sciocchi quando affermano, pieni di sé e dell’ignoranza più becera, che la Poesia e i poeti non servono a niente e che la società ricca, opulenta, arrogante, libertina e liberticida può benissimo farne a meno, anzi ne fa a meno con orgoglio e con fanatismo. La società e i popoli che accolgono la Poesia e i poeti nel loro tessuto connettivo e nella compagine che li forma come entità tengono accesa nel loro cuore la rossa fiamma della civiltà, spesso inconsciamente cioè senza rendersene pienamente conto.

Non è semplice però essere poeti (non fare i poeti eh, ma essere poeti). Non può esserlo no. Talvolta ciò è vissuto come un pesante fardello, altre volte addirittura come una maledizione o come un destino ineluttabile che potrebbe continuare anche dopo la morte.

La Poesia, per mezzo del linguaggio, canta. È canto. E il canto celebra: la vita, la morte, il dolore, la gioia; celebra la distruzione e le macerie come lo splendore e la gloria e riesce perciò ad aprire le porte eteree dell’Eternità.

Quando io scrivo un verso, in quanto poco prima ho guardato un fiore spuntato di tra le spine di una palude, ho cantato il suo esistere nell’istante, e di quell’istante appena ho celebrato per sempre la sua vita e la sua morte. Sarà anche per questo che tutti dicono, a proposito o a sproposito, che l’arte, e in particolare la Poesia, salverà il mondo e l’umanità dalle loro derive sociali, politiche, tecnologiche, ideologiche ed esistenziali?



Francesca Rita Rombolà è nata a Brattirò, in Calabria, nel 1964. Da anni il blog poesiaeletteratura.it la contempla come sua madrina. Ha un blog di poesia tutto suo, Kelvin 273, sul sito letterario Lbreriamo. Scrive di temi sociali e attuali, di cinema, di filosofia, di letteratura italiana e straniera sul giornale online PrimaPaginaOnLine.org. Ha pubblicato quattro romanzi, due raccolte di racconti, una raccolta di haiku e dieci sillogi poetiche.





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