Emilia Barbato, Inediti
Assenza
Assenza arde sul baratro
natura che affonda nelle cosce vino
di nepenti e drosere, malia fosca di inerzia,
mio animale in fin di vita
strappa un suono, una fiamma argenteo cucchiaio sciogli
il verde fata della memoria su questa aspra pietra nera
È sempre più intenso l’ardore per gli amanti assenti
Properzio
Mea Vita Tua
Maggio in appena un vento di memoria un perlaceo d’occhi. Tace la campana cala un’ombra che non arretra non apre al turbamento la rosa ma le china il capo gravido d’acqua come di pietra, i più segreti alvei sulle foglie e … un peso per quel nome nella ruggine.
*
All’ombra di un vaso, in una pena segreta, rovina due sepali, l’antera, rughe di petali viola, dicono … sempre colpa della peonia! In un chiaro di passi tiene il taciuto, lo sperato, quel pugnale affilato di giugno.
*
Arsi i cirri di luglio
posano in un umore di ombra
le mani. Rimbalza sul lago
un papavero un paesaggio
breve di nebbia e ubbia la voce
di un fantasma sulla schiena
della vita cade la notte!
Spillo spietato – malefica memoria
traversa del tempo la carne come
questi sassi i ginocchi.
Ghiandaie di gesti e parole
un respiro d’innocenza e disubbidienza tiepido sulla guancia. Un coro furioso di ramoscelli, inoffensivi questi miei pensieri di rosario o ravanello, piante antiche arretrate in alto. La memoria è un frutto interamente pervaso da un desiderio di lotta
amore, morte e mito
contro ghiandaie di gesti e parole.
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