Massimo Maggiore - Inediti
- almanacco
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E se fosse riempitadi visioni nelle viscere
di animali. Non vi si cadrebbe dentrola si scavalcherebbe.
Disseppellendo il mare,
troveranno le impronte di molte
ombre, proiettate dalla superficiee stampate sui fondali. Diranno essereil pigmento del manto terrestre,erano invece traversate di nuotatori
inseguimenti sui materassinidisinteresse per il tempo
sostituito dall’abitudine
quando ci si incontrava a mente, usando
come quadrante orariol’acquietarsi del vento al calar del sole.
*
Sul nulla
sei come giostra senza
nessuno sui cavalli
nessuno ad ascoltare
la finzione d'organetti.
Non fai finta di nulla, tu
riempi i vuoti e le fessure
non hai il nulla davanti
non lo produci. Non te ne lasci
divorare mentre si accresce
nel silenzio dell'automasticazione.
Non fai nulla per avvicinare o allontanare
il nulla. Rompi colorazioni rafferme
e spargi stilemi d'essere.
*
Un sonno breve
accoglie
il filo svagato di un inizio
cancella i vincoli arborescenti
di quel che è stato.
A un crocicchio fiori
sempre freschi, piegati
verso l’asfalto
lo accarezzano.
*
Recidevamo fiori dal gambo
corto e sottile, piccole macule
nel verde dei campi di marzo.
Fiori sconosciuti, incontro venivano
ai nostri meridiani tra i primi
germogli di grano.
Si tenevano tra due dita soltanto
non nell'incavo della mano
per lasciare loro qualche istante,
ancora.
Duravano il tempo di una domanda
non altro che la variazione
di un refolo d'aria, sottratti alla cattura
screzi ora sulle pietre,
come scoppio di polvere dal giradischi.
*
La morte si riceve in forma
d'acque calme. Quasi un acquitrino,
una pozza in cui bagnarsi le caviglie
sollevato dal tepore
che assume di sé tutta la lunghezza
d'onda. Si riceve nella felicità della
dimenticanza, quando non si ricorda più
il colore originario dei muri
spogliati della malta, lasciati nudi
blocchi calcarei, segnati dai tagli
dei denti diamantati. Durezza contro
durezza cambia la composizione
delle formazioni eterogenee
di inerzia senza vita. Solo l'impronta
di un filamento regolare ricorda
l'inquieta ricerca di cibo
di una lucertola marina, un drago
ridimensionato, rotto
sotto la pressione delle successioni
dei movimenti di faglia.
*
non curve occipitali, ma sagome
verso l'alto spingevano
le molecole che eravamo diventati
lasciavamo l'esserci stati
in lische di formazioni, in stagni
piovuti dal basso, formati
dall'intelligenza dell'aria
il molteplice coalesce
nella beatificazione del mastice,
nella estrema vicinanza
di tessere che tra le fughe si depone
in divaricazioni appaiate
Massimo Maggiore è nato nel 1971 nel Salento leccese, vive a Milano da molti anni.
È avvocato specializzato in diritto delle tecnologie digitali e della rete e in proprietà intellettuale. Insegna all’università Bocconi. Ha pubblicato saggi di materia giuridica in rivista e volume.



























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