Di nebbie e luce. Sulla poesia - 4

4.
Ascolto Paolo Benvegnù e penso alla devozione degli artisti, a quelle vite donate per intero, con il solo scopo di creare qualcosa di bello. Io non so se davvero da questo dipende un qualche tipo di salvezza, e molti mi hanno detto che non è possibile, che l'arte non ha mai salvato nessuno. Ma questa è una parola che proprio non so comprendere, perché a me, per la milionesima volta, stanotte, l'arte di qualcuno che non ho nemmeno mai conosciuto mi salva. Esattamente come più o meno 35 anni fa, su un banco di scuola, lessi per la prima volta quel verso, "Spesso il male di vivere ho incontrato", e mi sentii cantato e compreso, da qualcuno che mai avevo conosciuto e soprattutto, mai aveva conosciuto me. Ma questo sconosciuto aveva dato un nome al mio malessere e reso sacra la mia solitudine. Ricordo come fosse ora il fuoco che sentii nascere nel petto, un fuoco che non si sarebbe più spento. "Questo", dissi, "voglio essere questo". E da allora, ogni giorno e ogni notte, provo a esserne degno.
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