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M. Ferrari su La notte di Maria di Giuliano Ladolfi

La nuova raccolta di Giuliano Ladolfi, umanista di formazione, insegnante, preside, editore, poeta e critico, direttore della prestigiosa testata Atelier, può essere etichettata in modo limitante come “poesia religiosa” – col che gli faremmo un torto. Perché questo libro è tutto tranne che una effusione fideistica. Annoto, en passant ma non a caso, alcune tangenze con Cinzia Demi (Ero Maddalena, Maria e Gabriele) e Daniela Raimondi (Maria di Nazareth) e Sei tu colui che deve venire di Marco Beck: non a caso, perché questa poesia tocca al cuore le varie dimensioni della religiosità: il puro fascino dell’abbandono alla fede, il rovello religioso, a volte il dubbio. Giulio Greco, nella Prefazione, fa riferimento appunto al dubbio espresso da San Giovanni della Croce in Notte oscura e da molti altri santi e mistici.

“Credo quia absurdum” si dice abbia detto Tertulliano: “Il Figlio di Dio è morto: è credibile perché è inconcepibile. Sepolto, risuscitò: è certo perché è impossibile”. L’interpretazione è di solito paradossale: “credo proprio perché è assurdo”. Io non credo la fede debba essere irrazionale: penso che si possa credere nonostante sia o appaia assurdo, oltre la ragione umana. “È assurdo, ecco perché credo – invece di sapere.” Ragione che però è portata al dubbio, al calcolo, all’analisi. Ladolfi analizza come il dubbio possa insinuarsi anche nella mente più portata all’abbandono della fede.

Giuliano indaga la mente di Maria: “Non piango per la morte di mio figlio / ma anche per il buio che mi ha invaso” (p. 12) e cerca chiaramente “un senso a questa morte” (p.14), ripercorrendo anche il percorso mentale di Giobbe: “ Che senso ha la creazione / se tormenti insensati sono inflitti / al Tuo servo innocente?” (ivi). Un dubbio che, come sappiamo, secondo le Scritture ha assalito persino Cristo sulla croce...

Maria ripercorre gli anni passati proprio per contrapporre prima alla turbata accettazione del proprio destino e poi ai momenti sereni della vita successiva quel senso opprimente di perdita e pesino senso di ingiustizia o perfino di ribellione causato dalla morte di Gesù. Prevista, anzi predetta, ma inspiegabile con la ragione, perché lo sforzo di separare l’uomo dal Dio è forse troppo per la ragione umana.


167. Giuliano Ladolfi, La notte oscura di Maria, Prefazione di Giulio Greco, Postfazione di Ivan Fedeli, pp. 64, € 12,00 ISBN 978-88-6679-300-7






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