Dario Marelli su Rivelazioni d’acqua di Camilla Ziglia
La parola prima della poetessa lombarda non è esile, come la definisce lei con pudica eleganza, bensì forte, incisiva, scintillante come le Rivelazioni che ci porta.
I suoi versi non vogliono rassicurare il lettore ma scuoterlo e portarlo in una dimensione altra rispetto al paesaggio lacustre preso a prestito per narrare le vicende e le passioni della vita. Sono versi folgoranti, brevi, scintille di luce che portano a galla verità nascoste fra le acque del lago: “attorno a questo/ fremito si fa chiaro/ l’infinito”.
Rivelazioni d’acqua è libro di esordio, ma non ha tremiti, è compiuto e ricco di intuizioni, non facilmente ripetibile tanto è perfetto nella sua ricercatezza. E’ poesia meditata e calibrata, ridotta all’essenziale, talvolta ermetica, mai distante dalla realtà. Il gerride che pattina sulla bugia dello specchio rivela la fragilità della vita, le sue contraddizioni, la sottile linea di confine tra la morte e la vita:
Paiono docili vita e morte
insieme, terribili.
E ancora:
Può essere la morte tanto
pazza della vita, da guardarla
piano negli occhi
e alitarle in bocca?
Camilla enuncia le stagioni con la sensibilità e la maturità delle donne che hanno attraversato le prove dell’esistere; a queste si riconducono le sezioni della silloge: Stagione di mancanza, Stagione di sangue e perdono, Stagione di promesse e Stagione di percorsi. Pare tutto compiuto, in una sorta di bilancio esistenziale, i cui percorsi hanno già detto il possibile, eppure la poetessa non vuole pensare che il meglio sia alle spalle:
Ogni volta l’estate innerva radici
nelle tinte d’autunno,
trascina l’illusione
come chi non vuole morire.
La Ziglia condensa nella brevitas delle poesie un senso amplificato che sorprende tanto è spiazzante, spesso geniale. Così il rigore matematico di chi legge il mondo su assi cartesiani si smarrisce nel fileggio della vela che si inarca al vento reclamando la propria libertà.
C’è una fragilità nascosta nei versi della poetessa, questa delicatezza labile esplode in Stagione di promesse, dove le parole si staccano dalle labbra per indossare la forma del cuore. Non sono le foglie a tremare, ad ansimare di luce è lei stessa. E’ la sezione più femminile, dove il lago si rivela ancora innamorato:
Se mi chiedi cos’e amore
stringo le mani
nella tue, quelle che mi hai teso
vuote, con tutta la vita
scritta dentro.
E pure la poesia della Ziglia non ha illusioni, se il lago è luogo di approdo e navigazione e le profondità delle sue acque celano misteri, è in superficie la calma/ delle cose compiute.
I versi di una delle ultime poesie indicano che il lago è alle spalle, la strada di casa è di fronte.
La verità dell’acqua contiene la narrazione esperienziale della vita, ma il porto sicuro è davanti e attende un ritorno. Da cui ripartire.
Una raccolta splendida, da leggere e rileggere per cogliere appieno le sue ‘Rivelazioni d’acqua’. E custodirle come magie tra i segreti del cuore.
Yorumlar