Raffaele Piazza, Piazza nell'anima (Inedito)
Prologo
Foglie gemmanti di verdetenerezza di alberi
da rinominare e c’è freschezza
nella politezza di maggio che dà luce
primeva e vergine per redenzioni ad ogni passo
ai posti di vedetta al Parco Virgiliano
il cane spontaneo ricomponendosi l’affresco.
e il peccato originale lontano è anni luce
e tu ragazza nel ridiventare vergine
mi chiedi la parola e dopo un amen
rispondo amore.
Vengono teorie di ragazzine a insegnare
la felicità dell’attimo e maggio, maggio, maggio
Sottesa a terrena gioia si sgretola il male
e nei tuoi occhi trovo amore e poi i morti
non simulacri d’inesistenza
come gli alberi parleranno,
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Vera vita e buona dove la marea dei sogni
soavi arriva a un greto di spiaggia
o a un segreto d’onda sui greti
di fiumi prosciugati e mi ricordi l’acqua
bevuta a piene mani nelle sorgenti della
beneventana campagna e tutto è pari a sé
nel captare gioia da un pino e da una quercia
grandiosi, linfe a scendere nell’anima
nel rimarginarsi ferite ad ogni passo
prima di fare l’amore e la luna è d’arancia e
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spicchi di melarancia le tue guance,
Selene e tutto è nell’anima il gioioso
cammino fino ai prati dell’eterna giovinezza
dove scalza corri giocando alla California.
Se non accade un figlio perché siamo stati
attenti nell’auto tempietto i vetri
ricoperti da giornali e tutto l’esistere
nuotando si fa vita sottesa
alla marea dei giorni e
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sole di maggio a fare biondissimi
i tuoi capelli nell’aria senza fiato
capelli pari a falbo grano
nella ripetizione dell’enigma
del libero arbitrio e della storia
degli amplessi. Poi
una culla di nulla per le anime
nell’emergerne gioia e
e intravedi dei monti la chiostra
e la linea cielomare e l’orizzonte
accade e il vento stormisce
come squillo di telefono ed esiste e
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tesse una musica il marino
fluire senza tempo l’onda
di platino, vista dalla spiaggia
delle amicizie antiche
nel dare la mano a Mirta
ancora così bruna e così donna
nel donarmi il suo fiore
come ninfa e io a insidiarla
per d’adulti gioco senza male
e ha sale il pane e
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nell’intessersi il pensiero
con la chiarità dell’aria
serale torna della sera precedente
la ripetizione della conca di tramonto
nel tramare leggero di natura
sul bordo del Mediterraneo mare
dove qualcuno ha acceso
un simulacro non vano di candela
per la continuazione della vita
infinita e duale tra le alberate
dell’anima e il cielo in
una stanza per la danza
che vince il tempo e
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maggio nel trarre auspici dalla rosa
rossa nel giardino della ferrovia
locale nel plenilunio ostia d’argento
e le rondini dormono sui fili del telegrafo
e maggio di città placata nella sera e
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e nel mio letto luogo sicuro viene Mirta
nel farlo secondo natura con la temperatura
di maggio sui corpi e i lieti colli dell’anima
nel fonderci con delle pareti
calcinate e l’azzurro di un poster
di un artico paesaggio.
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