Raffaele Piazza, Nel delta dell’amore
Per la memoria dell’Amica Mirta Rem Picci
Prologo
La sera di ieri che non torna
con te tra le cose di sempre
nel delta della vita infinita
appoggiato al fresco di novembre
vento mentre i gabbiani urlano:
attenzione a non infrangere
della vita le regole
la prima quella dell’amore
secondo natura e in altri modi
se ai posti di partenza il delta
duale il bene e il male
e la luna del libero arbitrio avviene.
Cammino nell’erba verde
fusione con la natura scalzo
e poi con altri fare il poeta
con le tasche piene di sogni,
uscito allo scoperto dalla selva
per il gemmante varco.
Il bello e il brutto tempo
domino dove ero già stato
(il Parco Virgiliano della natura
dei responsi pari a chiesa
nella memoria elementare
e sono bambino e adolescente).
1
Mi chiami per nome e esatta
è la vita in versi e non in versi
ed entro in te solo per amore,
Selene, nel tuo fiore e sul bordo
delle cose mi accarezzi
e detergi il sudore.
2
Avventura e viaggio è questa vita
che non è esistere nuotando
e studio alla scuola dei tuoi
occhi e tu mi chiedi la parola
e io dico Amore visto dalla
camera dell’anima,
luce dello sguardo delle lunghissime
tue ciglia se sfioro materia
elementare il selciato polito
della strada dove mi porti
guidando come una donna
e il gioco è fatto e vengono
i morti (anche Mirta) e gli angeli.
3
E accade il tempo e accade l’arte
mentre scrivo e il mare guardo
dai balconi dell’anima e ci sarà raccolto
per il pane del digiuno e tinte iridate
dell’arcobaleno a incantare
il cielo in noi dopo la tempesta
e lo sguardo tocca l’onda
la nave veleggia tra le nuvole
da rondini chiaro mattino solcato
e sto sulla torre di vedetta
e non c’è fretta.
4
Dal balcone dell’anima mi sporgo
e invento il tempo fino alle farmacie
e rinasco dal nulla per rivedere
le stelle e la luna ostia di platino
e tutto resta pari a sé fino alla portineria
del condominiale parco e sto
attento alle parole e la ressa cristiana
mi coinvolge nel mal d’aurora
come nel giorno in cui ti ammazzasti,
Mirta, e vennero gli angeli e la polizia.
5
Ora sei cenere, Mirta, e potevi essere
felice come noi nel ristorante dei vivi
in soave connivenza a giocare
a Una donna per amico.
6
E tutto scorre se sei una nuvola
nel sublime incielarsi oltre la natura
e sensualità ancora dei tuoi occhi
buoni dove mi tesso la tela
delle vele per tornare a Itaca
per sempre e sto nell’albereto
e ti vedo Mirta e ci sei ancora
non simulacro d’inesistenza
ai lieti colli dell’anima
e sto infinitamente
se Dio ha fatto il mare.
7
E mi accompagni nella dimensione
dei sogni e la parola è d’argento
e il silenzio di oro e platino
come le rondini assenti.
Ora a destra del tempo
torna il fidanzamento nelle camere
dell’anima di 18 grammi
la stagione o era dell’acquario
d’acqua dolce quando, Selene, venivi
dal paesino alla metropoli
per fare l’amore e adesso
ritornano quei giovedì di fuoco
dei sensi giovani e incantati.
Ti esponevi al sole sul balcone
attiravi sinuosa e sensuale sguardi
ma eri solo mia nella duale magia.
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