Graziella Sidoli, Inediti
La poetessa
È innamorata prima e sopra tutto della parola che appare nel vuoto della pagina che cela crisalidi in attesa.
Delle immagini, farfalle che volano nel loro fugace destino verso l’incognito. Della musica, fragili ali, che danzano nel sussurrare dei venti.
Dell’anima che si svela senza tregua nel fare, che altro non è il poetare.
Fare parole, attraversando il mondo con tutta la sua vita che parla sulle labbra quando canta i suoi versi.
Solitudine imposta
Inutile cercare risposta, alla solitudine imposta. Questa non nasce dal cuore ma improvvisa ci assale nel corpo.
Il corpo della paura. Corpo che teme la disintegrazione e avanza, passo dopo passo, come la vertigine che porta verso il precipizio.
Se questa incontra la solitudine posposta, quella che si annida negli abissi del cuore, quale difesa rimane? La finzione o la benedizione?
(Scritto nei tempi del Coronavirus 2020)
Mi muovo come una bestia
A Ungà
Mi muovo come una bestia, nel bosco buio della poesia. Fiuto il sale dei versi di quelli che conosco. Ma non chiedetemi i dettagli della loro vita, chiedetemi l’anima delle loro strofe, chiedetemi se sono coro del poema del mondo.
Uno, sopra gli altri, mi segue nel mio cammino senza meta “Sono un frutto/ d’innumerevoli contrasti d’innesti” mi sussurrò nel tempo dei tempi, e avrei così trovato il fratello più grande. Ora, è il compagno di pagine sopra il legno curato dei miei bijoux, giorno e notte: solitudine nelle solitudini, con il pino gigante e il tiglio profumato subito fuori, compagni anche loro in questa epoca chiusa di un primo maggio non solito. Ascolto il loro sussurrare pieno di sole e ansia, pieno di aria e angoscia, pieno di cielo e di un vuoto tenero.
Chi perde la patria è l’amante più appassionato: “Ho sognato, ho creduto, ho tanto amato”. Sogno ancora, fratello. Credo nel mio Credo. Amo, senza apologie. Sono tre le mie patrie: sognate, credute, amate. Oggi vorrei rinchiudermi fra gli abbondanti rami di questo mio verde al di là del vetro che mi saluta ogni mattina e ogni sera, il mio conforto quotidiano in questa imposta solitudine, dove rimanere composta è nobile obbligo, è dovere cittadino: ma non nostro volere, amico poeta.
(1 maggio 2020, nel tempo del Coronavirus)
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