Francesco Dalessandro, Il merlo e altre poesie familiari
Il merlo
per un anniversario
Nel buio all’insonnia della mente
il tuo volto disteso dal sonno
m’è apparso il tuo corpo abbandonato
per presto svanire nel lucore
fresco dell’alba
poi in giardino dove umida l’erba
brilla un merlo lucide le piume
e il bianco collare eleganti
le movenze in silenzio si è posato
raccogliendo le ali
Sei tu in quella forma tu tornata
a consolarmi? sei tu
che per amore ora mi accogli in grembo?
9 maggio 2020
Sere
a mia madre
Sere, sere tornate all’improvviso
dentro il tuo sguardo amato,
sere bambine che ora ho ritrovato
umili e sante come il suo sorriso
La strada delle acacie
«All’imbrunire ripassa per la strada
delle acacie spiumate» affaticata
si spezza la voce col vento
che dalla discarica abusiva
solleva fumi oltre la curva
del parco e accende
dolorosi ricordi nell’ombra
che infittisce «là fermati riposa
un poco…» intima cede
e fervida poi «che la notte
assecondi la pace del tuo animo
e la memoria del tempo
in cui tutti eravamo più uniti…»
quindi appesa a un ricordo
indicibile prega «ma oh fermati
un minuto con me
ripensa all’ottobre che mite
iniziava al dolore che tutti ci disfece»
Mio padre in sogno
E vanno gli uomini ad ammirare le alte vette
delle montagne […] e trascurano se stessi.
Sant’Agostino, Confessioni, X, 8.15
«Salgono in molti fin quassù» nel sogno
mio padre dice «in tanti s’avventurano
entusiasti e inesperti lungo i fianchi
erti e scoscesi e in qualche punto
ancora innevati del Corno
Grande (ma in altri dove il sole
più scalda e indugia è nata
l’erbetta novella) dove un vento
potente tutto il giorno spazza cime
e vette dove l’aria rarefatta
brucia i polmoni, ma nessuno qui
resiste e solo in pochi accettano che sia
premio l’esporsi a quella viva sferza
così tagliente alla luce impietosa
che non dà tregua e non risparmia niente»

Padre
Padre, il mondo ti ha vinto giorno per giorno
Come vincerà me, che ti somiglio.
Franco Fortini, Foglio di via
Padre che fosti mio padre con l’onestà
del lavoro col ruvido amore e la grazia
misurata dei gesti col riserbo di parole
e di sguardi, padre che fosti mio padre
col rispetto e il pudore della tua natura
d’uomo nato dal cuore di una terra
forte e dura, padre che resti per sempre
mio padre anche nel buio della morte,
padre senza fortuna ora invidio la tua sorte
Francesco Dalessandro è nato nel 1948, vive a Roma. Ha pubblicato: I giorni dei santi di ghiaccio (Quaderni di Barbablù, Siena 1983), L’osservatorio (Caramanica, Marina di Minturno 1998 e Moretti & Vitali, Bergamo 2011); Lezioni di respiro (Il Labirinto, Roma 2003); La salvezza (Il Labirinto, Roma 2006); Ore dorate (Il Labirinto, Roma 2008), Aprile degli anni (Puntoacapo, Novi Ligure 2010); Gli anni di cenere (Associazione culturale ‛La Luna’, Sant’Elpidio a Mare 2010, con un’incisione di Michela Sperindio); Primo maggio nel Pineto (Stamperia d’arte Il Bulino, Roma 2012, con disegni di Silvia Stucky); Figure d'ombra (puntoacapo 2018). Ha tradotto dal latino, dall’inglese e dallo spagnolo. Dall’inglese ha tradotto e pubblicato alcuni importanti classici della poesia otto-novecentesca (tra cui George Byron, John Keats, Elizabeth Barrett Browning, Gerard Manley Hopkins, Wallace Stevens); e di recente una scelta di sonetti di William Shakespeare, Ladro gentile (Il Labirinto, Roma 2014).
Grazie a Francesco Dalessandro per questi testi. "Mio padre in sogno" mi ha richiamato un testo di Caproni de"Il muro della terra","Dopo la notizia", dove nel paese abbandonato volava un foglio di giornale "nel vento analfabeta". Un luogo dove "agostinianamente/ più non cade tempo". Il giornale che volava nel vuoto annunciava, si presume, lo scoppio della guerra. Qui il vento "potente che spazza cime", "brucia i polmoni" , toglie fiato agli incauti che si avventurano senza consapevolezza, è il premio per chi ha voluto esporsi, la "viva sferza" della vita sulla nudità . Riconoscere il dono, nel sogno del padre, nel segno del padre, è la veggenza della poesia.