Corrado Bagnoli, Annunciazione in 100 versi
Ancora una volta è l'inizio,
un vortice che parla prima
delle parole, fluire di una luce
che proviene da chissà dove
e attraversa l'ala di polvere
e diluvio. Dalla sua origine
gettata qui, come in un fuoco
che abita tra i muri, ci passa
oltre e invade la casa e l'ora.
Potrebbe avvolgere, distruggere:
nell'aria sembra invece sciogliersi,
dividersi, attenuare la sua forza
fino a quando non avverte
la sua presenza e si riaccende,
s'incurva nella curva che disegna
dalla testa, dagli occhi, dalle mani.
E qui, dopo tutta la furia, il viaggio
sembra essersi già compiuto.
La strada che la luce ha percorso
- da dove a qui? - qui si riavvolge
come in una nuova vertigine:
non sembra che sia lei a modellare
la figura; pare piuttosto che
l'abbraccio accolga in sé il furore,
già se ne prenda cura e lo chiami
in una consistenza inaspettata,
più grande della forza, più vera.
Ha attraversato chissà quali notti
per giungere da lei, inconsapevole
e minuscola, ancora fino a ora
argilla da plasmare e d'improvviso
quasi roccia, forma ruvida, scrigno
di silenzio a contenere tutto il vento,
lo slancio della voce che dice
rallegrati che trema lì di fronte.
Di gioia e di grazia è pieno il timore
che la piega, più chiara e umile
dell'acqua sotto il sole, più docile
della terra ferita dall'aratro.
Ma per dire sì non basta avere
ascoltato la potenza della luce:
l'ala risuona insieme d'ombra
che si stende già dietro di lei
come un presagio, un cuore buio.
Come può contenere la casa ora
questo segreto? Spigoli e mattoni
sono ancora lì, ma non sono loro
a disegnare il luogo in cui tutto
crescerà: nel chiaro e nello scuro
affiora un altro muro e un tetto.
Lei ora è la casa, gloria di un altro,
fianco sopra cui poggiare il mondo,
tempo in cui riprecipita il tempo.
Ed è crudele che questo istante sia
insieme lo stesso momento cupo
che verrà sotto la croce - che incombe
come un intarsio ai lati, sotto, dentro
l'aria stessa della casa - dove poggerà
le mani e i piedi e soffierà di nuovo
fuori questo vortice che arriva
e innalza, che parte e strazia, ma
che ha già dentro il suo ritorno.
L'ala è quella dello stesso angelo
che annuncerà il sepolcro vuoto;
la casa - questi muri una volta pieni
del mistero, una volta del mistero
svuotati e dissanguati, un'altra volta
ancora testimoni di un'altra forza -
già la grotta o la capanna, grembo
di lei incurvata sotto la lama di luce,
stanza vuota di lui tornato fuoco.
Così quello che accade tra l'attesa
e il suo doloroso compiersi - e poi
glorioso nell'alba del terzo giorno -
non è che il canto, il sì della voce,
custodia e cura del battito di cuore
che a lei si è consegnato. Parlano
in lei il padre, il figlio e il sacro
vento che li unisce nel suo seno:
la casa è lei, per lei abitiamo e
non siamo esuli soltanto, in cerca
di una patria - cacciati via da dove?
dolore di passi verso cosa? - con lei
attraversiamo la polvere che s'alza
tra le mura, sotto l'ala e il cielo.
Deposti sulle sue ginocchia come
il figlio dalla croce; guardati come
lui nel suo ritorno, nel suo andare via
di nuovo. Presi dentro sempre in lei.
Che è il punto preciso, la casa
in cui l'aria di fuoco diventa
battito di carne, fame di occhi
e gambe per la gloria e per il mondo.
Origine di un figlio che è già padre
e cresce in lei, che è figlia e madre
già dicendo sì. Origine di noi
che non saremo mai come prima:
generati nello sguardo, cominciati.
A un orizzonte diverso e nuovo.
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