Cinzia Demi - Inediti
Babele
nell’aria infuocata di
questo deserto dove
senza fretta si accende
il cerchio del tramonto
si sconfessa la
fronte di Dio
e ogni cosa che vi
approda ciò che si
affaccia nel suo cielo
qui si espande come
luna senza nome
sulla cenere dei corpi
mentre un atomo di
fuoco sopra un altare
di pietra s’affanna
a riempire lo
spazio e il tempo
fino all’ultima eco
che lo scirocco
allunga alle radici
del grido per
profanare il solstizio
dei sentieri e le
criniere dei pascoli
al confine
*
non c’è alcuna
luce che appaga
l’arsura delle spighe
solo una perenne
salita che invoca
la più alta preghiera
con la ringhiera a
sorreggere il roseto
i petali a tappeto
sulla scala che
ammicca ai passi
e alle voci, alle parole
chiare che calzano
le strade sulle vele
lievi delle dune
salpando nei giardini
nei frantumi di ciò
che resta da decifrare
sulle tempie nude
e incompiute
insieme ma soli
a recitare una parte
senza volto si
mostravano felici
guardando sempre
*
in alto oltre
l’orizzonte lento
delle stelle oltre il
vuoto del parapetto
con gli occhi fissi
e l’anima digiuna
a baciare le pietre
della torre ruotavano
poi nell’abisso della
notte i pianeti
e i corpi per
festeggiare il campo
di battaglia accalcati
nelle stanze degli
dei sui covoni
imbevuti di canti
osceni a celebrare
l’usura del potere
la stessa moneta che
ricadde nei fondi
del vino e nelle
mani tremanti
mutando le lingue
e spargendo il seme
all’ora di chiusura
*
Dalla sezione: Peccato, della raccolta inedita e di prossima pubblicazione Il solstizio dei sentieri
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