Alfonso Ravazzano, La grammatura dell'incerto (inediti)
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Prendevi in prestito i respiri che mostravano coraggio e che io cercavo in ogni luogo di confine.
La tua gola piena di tubi
mi ricordava il gesto del subacqueo
quando mira ai pesci.
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Non è tanto sparire allontanarsi
è rimanere aggrappati a noi stessi. Io e tutte le mie assenze abbiamo il peso del buio la grammatura dell'incerto il sapore di un miscuglio già bevuto.
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Parlare di chiodi, di attese una mano a martello e lo sguardo disfatto.
Tu che il sonno lo inventi pensa a salvarti ad essere là dove potresti rinascere.
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Il senso delle parole è in una foto che guardo
da una montagna di tormenti, descrive l'esercizio
della fatica silenziosa, quella che spinge l'aria
verso luoghi che non abbiamo abitato e nel disegno
dello sguardo la descrizione di un salto infinito.
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I pesci hanno tanto coraggio e non si aspettano niente.
Ti avevo chiesto un bacio ma tu tardavi a morire mentre l’amo feriva l’acqua senza averne paura.
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Nutrire ogni forma di delirio la mano aggiunge acqua alla sete
e il freddo è una coperta di sogni si riesce a sentirne il calore da fuori
possibile sfidare le superfici isteriche quando sdraiati si resta più deboli
cosa sono le cosiddette assenze se non tornano i conti e le somme
può servire adagiarsi su uno strato di pelle quello più vicino alla luce in un fiato.
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Ogni volta che muori la dismisura del viaggio fra il tuo allontanarsi e il mio divenire - verifica l'attimo in cui suggerivi di comprendermi. Dentro a questa geografia dello smarrimento - regni un poco risparmiata e cupa. Ogni sillaba che costruisce il tuo nome genera altri mondi altre incomprensioni o incertezze. Rivedo la tua mano dettare in un foglio scarabocchiato disegni visibili e necessari. Tu m'abbandonasti al confine imperturbabile di una città che non avremmo mai conosciuto.
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Guarda i miei occhi le tue debolezze fissami pure potremmo incontrarci
Il male che mi porgi è la geometria dei vinti
sono per quello che respiri anche se non saprai dimenticarlo
Io prendo coraggio dal tuo labbro quello che bacia
la fisionomia del sangue.
Aprimi succhiando l'aria che non dovrò respirare.
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La respirazione è un talento la somma dei rami tagliati
la voce matura dei passeri e altre direzioni di volo
è tutto nelle radici di un acero la variante dell'ossigeno
raggiunta la trachea sentirai soltanto un soffio d'aria
sei troppi movimenti e linee per sparire.
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