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NOTE a Margine - Silvia Comoglio



Ph. Adriano Giraudo




In principio (Inedito)

 

In -

principio

 

fu solo l’orecchio

 

l’eterno

anno che addensa

tutta la luce spa-

 

iata a finestra. In -

principio

 

fu terra

di iride chiara

 

il fiore mu-

 

linato

nato a faretra

óltre, oltre la sponda,

 

a -

scalmo di cuore.

E poi,

 

poi,

 

come fu detto,

 

fu solo -

 

solo la stella,

che tonda, a-

 

ttraversa di mondo

 

l’addio

del pendolo nero ri-

composto in fo-

 

llia di eco.

 

 

 

Bereshit. In principio. L’incipit del Libro dei Libri. La radice da cui tutto scaturisce. Radice e culla/grembo dove tutto si incontra, in una dimensione fisica e ontologica in cui la luce e il suono, nella loro continua e perenne oscillazione, generano tempo e vita.

In principio, dunque, luce e suono. L’orecchio e l’iride chiara, e il fiore che, mulinando, guarda al cuore e dice la sua essenza e l’essenza della vita. Un mulinare che si fa eterno e il cui moto ha la frequenza di un pendolo/tempo che si dice ininterrottamente, che neppure lo splendore di una stella riesce a fermare perché quel moto ormai ha tessuto/intessuto l’universo, è nelle fibre di ogni elemento. E l’eco, che di per sé è ritorno, cuneo perché la parola/tempo non si sciolga fino in fondo, ecco che l’eco ricompone quel moto che sembrava potesse annullarsi nello splendore di una stella, vivere soltanto come stella.

L’eco, il suono, meglio, la parola, che si fa chiave della vita. Che supera in splendore lo splendore di una stella. E, allora, è veramente una follia, e di quale genere, l’eco che ricompone moto tempo e parola, e quindi la vita? Moto che il verso breve e spezzato di questo testo vorrebbe, almeno in parte, ricreare, riconducendolo a quel Bereshit, radice da cui tutto scaturisce.

 





Silvia Comoglio, laureata in filosofia, ha pubblicato le sillogi Ervinca (LietoColle Editore, 2005), Canti onirici (L’arcolaio, 2009), Bubo bubo (L’arcolaio, 2010), Silhouette (Anterem Edizioni, 2013), Via Crucis (puntoacapo Editrice, 2014), Il vogatore (Anterem Edizioni, 2015 – Premio Lorenzo Montano – XXIX Edizione - Sezione raccolta inedita), scacciamosche (nugae) (puntoacapo Editrice, 2017), sottile, a microchiarore! (Edizioni Joker, 2018), Afasia (Anterem Edizioni, 2021), În ape de tăcere/ In acque di silenzio (Editura Cosmopoli, Bacau, 2023), Il tempo ammutinato (partiture) (Book Editore, 2023).

La sua poesia è stata tradotta in Inglese e Romeno e in particolare il testo Terezín scritto per Margit Koretzovà e Rozkvetlà louka s motyly, Le farfalle, il disegno che Margit fece a Terezín dove fu deportata nel 1942 con l’intera famiglia prima di essere trasferita ad Auschwitz, è stato tradotto in Inglese Francese Spagnolo Tedesco Romeno e Ceco.

Suoi testi sono apparsi, tra l’altro, nei blog Blanc de ta nuque e La dimora del tempo sospeso, nel sito di Nanni Cagnone, sulle riviste Il Monte Analogo, Le voci della luna, La Clessidra, Il Segnale, Italian Poetry Review, Osiris poetry, nella rivista giapponese δ e nella rivista romena Poezia, e on-line nelle riviste Carte nel vento, Tellusfolio, La foce e la sorgente, Fili d’aquilone.

Il portale BombaCarta le ha dedicato La lettera in Versi n. 56 curata da Rosa Elisa Giangoia.

È presente nei saggi di Stefano Guglielmin Senza riparo. Poesia e Finitezza (La Vita Felice, 2009), Blanc de ta nuque, primo e secondo volume (Edizioni Dot.com.Press, 2011 e 2016) e La lingua visitata dalla neve (Aracne, 2019), nell’antologia Poesia in Piemonte e Valle d’Aosta (puntoacapo Editrice, 2012), in Fuochi complici di Marco Ercolani (Il leggio, 2019) e in Anni di Poesia di Elio Grasso (puntoacapo Editrice, 2020).

Fa parte del Comitato di Lettura di Anterem Edizioni e della Giuria del Premio di Poesia e Prosa Lorenzo Montano.

 

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