Mark Tarren, Tre poesie tradotte da Angela D'Ambra
NORFOLK LIGHTS
Water,
as a black glimmer,
of boot and boat
cuts —
from a wave on splintered deck,
as a charcoal mist
falls below,
sail and whalebone.
The ghosts that lie deep beneath
the caverns of the heart,
calling us back to shore.
The glint of a harpoon
sleeping in a blistered hand.
The winds
that carve a face
under a hooded sky.
Rain,
like a thousand black nails
that hails and rails
against —
arm and oar,
tail and lung,
deep after deep,
softly after,
the burning oil crafting fire,
from the blow holes
in the flesh of memory —
the whale song that cries
out to sea,
as we,
with ghostly voices,
cast the line and bait,
that follows —
the deep waters of this grief
calling us back to shore,
as we,
look to the burning fires
in the cliffs
the lights,
calling us back to shore.
So sing us home, sweet song,
sing us home,
for within the arms of Norfolk,
is found and remembered,
all forgotten homecomings,
all goodness —
all in all,
calling us back to shore.
LUCI DI NORFOLK
Acqua,
come un barlume nero,
di gambale e barca
fende —
da un’onda sul ponte scheggiato,
mentre una nebbia d’antrace
cala sotto,
vela e ossa di balena.
I fantasmi adagiati sul fondo degli
antri del cuore
ci chiamano a riva.
Il guizzo di un arpione
dormiente in una mano con vesciche.
I venti
che cesellano un volto
sotto un cielo coperto.
Pioggia,
come mille chiodi neri
che infuria e grandina
contro —
braccio e remo,
coda e polmone,
sempre più profondo,
e dopo mollemente,
il nafta ardente che crea fuoco,
dai fori d’aereazione
nella carne del ricordo —
il canto della balena che geme
in mare aperto,
mentre noi,
con voci spettrali,
lanciamo lenza ed esca,
che segue —
le acque fonde di questo dolore
che ci chiama a riva,
mentre noi,
guardiamo i fuochi ardenti
sulle scogliere
le luci,
che ci chiamano a riva.
Così, dolce canto, chiamaci a casa
chiamaci a casa,
perché tra le braccia di Norfolk,
si trovano e ricordano,
tutti i ritorni dimenticati,
tutta la bontà —
in fondo,
che ci richiama a riva.
THE OTHER WORLD
For
we, who are the swimmers
we swim towards
the goodness of the age.
We, who without oars move forward,
we move with bronze shoulder and arm
away from the islands of our past.
We, who shipwreck our hearts
for our lovers, for our brothers
for our children.
We, who possess the honour of lions
run free, we run with the wind
and the sand and the shore.
For we, who are the dreamers
are broken,
and as the bow creaks
and the sail falls,
we break.
We break with each and every wave.
IL MONDO ALTRO
Per
noi, che siamo i nuotatori
e nuotiamo verso
il meglio dell’età.
Noi, che andiamo avanti senza remi,
ce ne andiamo con spalla e braccio di bronzo
via dalle isole del nostro passato.
Noi, con i cuori al naufragio
per i nostri amanti, i nostri fratelli
i nostri figli.
Noi, che abbiamo l’onore dei leoni
corriamo liberi, corriamo con il vento
e la sabbia e la sponda.
Per noi, che siamo i sognatori
siamo a pezzi,
e mentre la prua scricchiola
e la vela cade,
ci rompiamo.
Tronchiamo con ogni singola onda.
THIS NEW SILENCE
In this new silence
we may discover
that the White Terns do not need
our contented shared concert
of the heart
in their most blameless, unclouded love,
nor our disquieting remembrance
of the ghosts beneath our lives.
They soar above my quiescent meditation
with no need for my words.
Just as they did before I was born.
In this new silence
We may discover
that the Grey Fantail
does not heed our machines
and monsters,
our engines of death and money,
it fills the stale air of our mortality
with the clean crust of its perfect goodness.
Just as it has always done.
As the winds talk to stone
to wood, to shore
to sea
beneath the great pines
we may discover that the silence is not new
all was perfect here,
before we were born,
for, my love —
innocence knows no fear.
QUESTO NUOVO SILENZIO
In questo nuovo silenzio
potremmo scoprire
che alle Sterne Bianche non serve
il nostro concerto del cuore
pago, condiviso
nel loro più innocente, imperturbato amore,
né il nostro ricordo inquietante
degli spettri sotto le nostre vite.
Si librano sopra la mia quiescente meditazione:
a loro le mie parole non servono
Proprio come facevano prima che nascessi.
In questo silenzio nuovo
potremmo scoprire
che il Rhipidura albiscapa
non fa caso alle nostre macchine
e mostri,
ai nostri motori di denaro e morte,
colma l’aria viziata della nostra mortalità
con la faccia tersa della propria perfetta bontà.
come ha sempre fatto.
Intanto, i venti parlano alla pietra
al legno, alla spiaggia
al mare
sotto i grandi pini
potremmo scoprire che il silenzio non è nuovo
tutto qui era perfetto,
prima che nascessimo
perché, amor mio —
l’innocenza paura non conosce.
Mark Tarren is a poet and writer who lives on remote Norfolk Island in the South Pacific. A Pushcart nominee, his poems have appeared or are forthcoming in various literary journals including The New Verse News, The Blue Nib, Poets Reading The News, Street Light Press, Spillwords Press, Tuck Magazine and Inspired Magazine. As part of his commitment to place, Mark’s poetry pays homage to living on Norfolk Island and his connection to its natural wonders, birdlife, bountiful land and sea, turbulent history, resilient people and their living culture.
Mark Tarren è un poeta e scrittore che vive nella lontana isola Norfolk nel sud dell’oceano Pacifico. Candidate al Pushcart, le sue poesie sono state pubblicate, e sono in attesa di pubblicazione, in varie riviste letterarie, fra cui The New Verse News, The Be Nib, Poets Reading The News, Street Light Press, Tuck Magazine e Inspired Magazine. Parte della propria dedizione verso il luogo in cui vive, la poesia di Mark Tarren rende omaggio alla vita sull’isola di Norfolk e ai legami dell’autore con le bellezze naturali, l’avifauna, la rigogliosa terra e mare, la storia turbolenta, la gente forte e la loro cultura viva.
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