#cosaleggeleditrice - "Nomi, cose, musiche e città" di Giovanni Granatelli
Il volume di prose di Granatelli si presenta come a voler essere una raccolta di istantanee scattate nell’attraversamento della propria vita quotidiana fatta proprio di “Nomi, cose, musiche e città” come esplicita il titolo ammiccando al gioco che tutti abbiamo fatto da bambini e forse anche a volerci ricordare proprio il giocare e l’essere sempre e comunque bambini di fronte alla grandezza del mondo. Chi frequenta l’autore anche nei suoi lavori in poesia sa però quanto questa istantaneità vada a toccare il nodo profondo dell’ineluttabilità del tempo che Granatelli sempre indaga come onda di ricordo, prospettiva di un futuro non definibile e stasi nello stare sul momento, nell’essere presente a se stesso.
Non si tratta quindi di mere cronache, o meglio solo all’apparenza, bensì di quadri di riflessione, di appunto dai quali partire e tirare somme sul proprio percorso, culturale e umano. Se le canzoni vengono chiamate in causa dal titolo (e la scelta è sempre raffinata e non scontata), tutti i racconti sono attraversati da fini citazioni tra le righe di romanzieri, filosofi e poeti. Occorre saperle vedere oppure sistematicamente cercarle. Lo stile rapido e asciutto, parco, diretto.
Ci si trova a immaginare Granatelli come un moderno flaneur capace di cogliere la scintilla della bellezza nei piccoli scambi col tassista o alla fermata della metro anche se la realtà è quanto di più lontano da questo. Per quanto già nella premessa ci venga presentato come una raccolta autobiografica nella realtà dei fatti ciascun racconto potrebbe realmente essere inventato poiché vero. Finzione e realtà potrebbero andare comodamente a braccetto.
Per chi si occupa di libri e di scritture questo è un volume che chiede di essere ripreso in mano più volte, non per complessità, ma per rispecchiamento. Per ritrovare quella umanità data dalla nominazione delle cose, quelle cose che definiamo come piccole, comuni, che però ci fanno restare persone malgrado il nostro incessante andare, il dover portare a termine i lavori, l’essere presenti e attenti. Ecco Granatelli si confronta anche nella prosa coi suoi grandi temi: tempo, fragilità e vita. E lo fa in maniera leggiadra come una ballerina danza contemporanea che sale sulle punte e fa sognare.
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