Alessandro Barbato, Inediti da Piccola mappa per giorni comuni
Di buon mattino
Somiglia ad un respiro la mattina
quando viene calda e nuda,
sonnolenta dalle apnee
di vecchie notti a riportare a casa
i sogni e a scolorire un'altra Luna.
È come se prendesse fiato
il mondo, prima di lasciare al giorno
la custodia dei ricordi
e liberare le sue voci
tra ringhiere, sull'asfalto,
i capolinea, i marciapiedi.
Aspetta di iniziare la rincorsa
ad ogni traccia del sapore
che rimane sulla bocca dell'estate,
se sussurra alla tua porta
le assetate sue canzoni
e scioglie i nervi a questa terra scura.
Risacca
Ho scelto per dimora la risacca,
l'eco, il giorno quando sfoca
lentamente ed è un riverbero
la luce mentre fugge via dai vetri,
si allontana dalle cose.
La lieve sfumatura che separa
i tuoi colori mi dà gioie
che non riescono mai a dirsi,
ma ogni sera ritornano alle orecchie
quasi fossero un bisbiglio.
Lo ascolto adesso e aspetto la mattina,
quando sogno intorno ai dubbi
e anche il mare si riposa;
farfuglia le sue storie irrealizzate
ma a riparo dalla noia.
Tu sai della mia mente
Tu sai della mia mente quando appicca i bianchi incendi tra le nuvole che paiono i respiri dei miei poveri falò di desideri e di paure inattuali. Conosci del silenzio il timbro e il tono della luce che ci lacrima negli occhi, se guardiamo al nostro cielo ignari e liberi dai suoni del futuro e del passato. È niente, eppure è tutto il poco azzurro che rimane tra lo spazio e le cimase dei palazzi che abitiamo. È tutto, eppure è niente se non posso confidarlo più a nessuno che c'è stato un tempo vergine di angosce che danzavano nel vento.
Dormiveglia
L'estate è il dormiveglia della vita, bagniamo alla condensa dei ricordi o delle rabbie giovanili i giorni larghi che ronzano nel cuore mezzo aperto o mezzo chiuso; tapparella che filtra poca luce che ci basti per l'autunno, se arriva il temporale a lavar via dai tuoi pensieri nudi e crudi i rimasugli di speranze che proprio non sapevano aspettare. L'estate è il dormiveglia di ogni pena: ti incontro qualche volta poco prima di cadere nel sonno più profondo e resistiamo muti al nostro tempo.
Colpo d'ali
Resta più in disparte - se la sorte si rovescia addosso al grido della pioggia trattenuta nello stomaco - il desiderio d'ali che tormenta le mie scapole da quando i tuoi sorrisi sono larve di silenzio. Nascosto nei sussurri, nei sospiri impercettibili di un universo spoglio, come fosse un casolare adesso sfitto in cui si addensano le crepe dei ricordi e dei rimorsi. Ma aspetterò lo stesso che perforino la carne, anche senza più alcun nido da raggiungere cantando, io non riesco a fare altro.
Alessandro Barbato (Roma, 1975) dopo la laurea in lettere, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi dedicandosi allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, in particolare nell’opera di Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini.
Ha pubblicato su tale tematica diversi saggi, in lingua italiana e francese, e una monografia, L’Alternativa fantasma (Libreriauniversitaria 2010) ed è collaboratore del blog dedicato al Poeta friulano «Le pagine corsare». È stato membro del comitato di redazione della rivista di settore «Civiltà e religioni», oltre che di diversi gruppi di ricerca legati alle cattedre di Storia delle Religioni e di Antropologia delle religioni della Facoltà di Lettere dell'Università UNIROMA2, collaborando attivamente anche alle attività didattiche dei rispettivi insegnamenti, tenendo corsi di approfondimento e seminari. Appassionato di poesia, ha pubblicato alcune sue liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge Il fiore dell’attesa (Ofelia Editrice), confluita nel 2020 nella raccolta Solamente quando è inverno, pubblicata in formato e-book per Ali Ribelli Edizioni. Nel maggio del 2022, invece, la sua più recente raccolta di versi, La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo) per Controluna – Edizioni di Poesia. Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma.
